Il presidente kirghiso Sooronbay Jeenbekov ha rassegnato le proprie dimissioni dalla più alta carica dello stato della Repubblica dell'Asia Centrale. A riferirlo è l'ufficio stampa della presidenza:
"Non sono attaccato al potere. Non voglio restare nella storia del Kirghizistan per essere stato il presidente che ha sparso il sangue e ha sparato contro i propri cittadini. Pertanto, ho deciso di fare un passo indietro", si legge nella nota ufficiale.
Nella giornata di ieri il Parlamento kirghiso aveva approvato all'unanimità la squadra di governo e il programma del nuovo primo ministro Sadyr Japarov.
Le proteste in Kirghizistan
Le proteste di opposizione nella repubblica dell'Asia centrale sono scoppiate il 5 ottobre in risposta a quelle che molti consideravano un'elezione generale ingiusta, tenutasi il 4 ottobre. I disordini sono stati segnati da folle di manifestanti che hanno invaso le istituzioni governative e i centri di potere.
I manifestanti hanno sequestrato la Casa Bianca e il municipio di Bishkek, entrando anche nell'edificio del Comitato di Stato per la sicurezza nazionale e provocando il rilascio dell'ex presidente del Kirghizistan, Almazbek Atambaev, e di altri ex funzionari.
A seguito degli scontri, la Commissione centrale del Kirghizistan ha annullato i risultati delle elezioni, mentre diversi alti funzionari kirghisi, tra cui il primo ministro del paese, Kubatbek Baronov, si sono dimessi dalle loro cariche.
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