Una tavola imbandita con frutta, polli arrosto e bandiere del Califfato islamico. Così il Gruppo dei sostenitori dell’islam e dei musulmani (Gsim), organizzazione terrorista attiva nel nord del Mali, nata dalla fusione, nel 2017, tra miliziani di Al Qaeda e dell’Isis, festeggia il ritorno tra le montagne del Sahel, al confine con il deserto del Sahara, di 206 miliziani islamisti detenuti nelle prigioni di Bamako.
Ormai si può affermare con certezza che la loro scarcerazione sia stata la contropartita per il ritorno a casa di Padre Pierluigi Maccalli, Nicola Chiacchio, Sophie Pétronin e dell’ex ministro Soumaila Cissé, tenuti in ostaggio da tre diverse organizzazioni terroristiche che operano nelle vaste regioni desertiche del nord del Paese, dove nel 2014 Parigi ha dato il via all'operazione Barkhane inviando più di 5mila soldati per il contrasto al jihadismo nella regione.
Le foto sono comparse sul web e sui social assieme ad un comunicato del gruppo che ha esultato per il ritorno dei combattenti. La trattativa, con tutta probabilità è stata condotta dalla giunta militare maliana, parallelamente a quelle che stavano andando avanti con gli 007 di Francia e Italia. Decisivo per l’accordo, secondo gli analisti, sarebbe stato il potente imam salafita Mahmud Dicko, fautore dell’inclusione dei gruppi islamisti considerati più “moderati” al tavolo dei negoziati.
#Mali : accueil des prisonniers échangés contre les différents otages libérés jeudi.
— Paul Lorgerie (@PLorger) October 10, 2020
Un festin, avec Iyad Ag Ghali, qui n’était pas apparu depuis un moment. pic.twitter.com/qnVMI1q3mi
“La Francia oggi si congratula col governo, ma erano tutti d’accordo sul prezzo da pagare? Non posso immaginare che a Parigi siano soddisfatti della liberazione di così tanti jihadisti”, ha commentato una fonte anonima dell’AFP. “È evidentemente un fatto molto delicato per la Francia, perché esiste una contraddizione – aggiunge l'esperto sentito dall'agenzia di stampa francese - sul fatto che ora non si può più escludere che il dialogo con i gruppi islamisti possa fare parte della soluzione”.
La contraddizione è che l’organizzazione dai mille rivoli con cui la giunta militare di Bah N’Daw ha deciso di aprire un canale di comunicazione è la stessa che la Francia combatte sul terreno in una guerra ibrida che finora ha provocato la morte di 45 soldati francesi. Insomma, gli stessi miliziani catturati dall’esercito di Parigi ora torneranno di nuovo sul terreno.
Certo, gli accordi sul piano militare, non cambiano. Parigi, che a giugno ha rivendicato l’uccisione del capo storico di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi), l’algerino Abdelmalek Droukdal, è decisa a mettere fuori combattimento anche l’attuale leader del Gsim. La liberazione dei 200 commilitoni di Ag Ghali potrebbe rendere ancora più difficoltoso il raggiungimento dell’obiettivo. E rafforzare ulteriormente quello che ormai è diventato l’hub del jihadismo africano.
*Isis è un gruppo terroristico vietato in Russia e molti altri paesi
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