Lunedì 14 settembre, un enorme pezzo di ghiacciaio si è staccato dal nord-est della Groenlandia, in uno sviluppo che, secondo gli scienziati, sarebbe l’ennesima prova del cambiamento climatico.
Il Servizio geologico nazionale della Danimarca e della Groenlandia (GEUS) ha affermato che la gigantesca lastra di ghiaccio - che misura 110 chilometri quadrati – si è staccata da un fiordo chiamato Nioghalvfjerdsfjorden.
110 square kilometres of ice has broken away from Greenland’s biggest ice shelf.
— tortoise (@tortoise) September 14, 2020
Known as 79N, or Nioghalvfjerdsfjorden to its friends, the dislodged ice exists in a region that is likely to become a melting hotspot.
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Il professor Jason Box, di GEUS, ha dichiarato: "Dovremmo essere molto preoccupati per quella che sembra essere una progressiva disintegrazione della più grande piattaforma di ghiaccio rimasta dell'Artico".
La portavoce di Greenpeace Laura Meller, a bordo della nave Arctic Sunrise, ha detto: "Questo è l'ennesimo campanello d'allarme suonato dalla crisi climatica in un Artico in rapido riscaldamento".
Ma mentre il riscaldamento globale rappresenta un'enorme sfida per il pianeta, l'aumento delle temperature sta rivelando anche alcuni vantaggi, per esempio per gli scienziati interessati ai mammiferi dell'era glaciale.
Lunedì scorso dei pastori di renne nell'Artico russo hanno trovato la carcassa perfettamente conservata di un orso delle caverne risalente all'era glaciale.
L'orso è stato scoperto sull'isola di Bolshoy Lyakhovsky nell’arcipelago della Nuova Siberia, dopo che lo scioglimento del permafrost lo aveva riportato alla luce. Gli orsi delle caverne si estinsero 15.000 anni fa.

La Russia aveva presieduto l'ultima volta il Consiglio artico tra il 2004 e il 2006 e sarà in carica dal 2021 al 2023.
Sul sito web del Consiglio artico, la Russia afferma che durante la sua prossima presidenza "prevede di concentrarsi sullo sviluppo sostenibile economico, sociale e ambientale nella regione artica".
Nello specifico la Russia intenderebbe voler lavorare in un'atmosfera di "rispetto e considerazione" su "vari settori, dalla ricerca e attuazione di progetti ambientali capaci di utilizzare la rotta del Mare del Nord" compatibilmente con la salvaguardia dell’ecosistema.
Il presidente Vladimir Putin ha ammesso che il cambiamento climatico sta colpendo il pianeta e ha annunciato piani per mitigare i danni, ma ha anche detto che la Russia dovrebbe "adattarsi" alle temperature più miti.

La più importante opportunità, derivante dallo scioglimento della banchisa, sarebbe l’apertura del ‘passaggio a Nord-Est’ che va dal Mare di Barents fino allo Stretto di Bering. Una rotta di 12.800 km, capace di ridurre dai 10 ai 15 giorni il tempo impiegato dalle navi per circumnavigare il continente euroasiatico per viaggiare dall'Europa occidentale all'Estremo Oriente e viceversa.
L’Ufficio per gli affari economici dell’Olanda, ha stimato nel 2015 che il passaggio a Nord-Est potrebbe essere completamente sgombero dai ghiacci già nel 2030, il che consentirebbe anche alle navi portacontainer giganti di viaggiare più rapidamente tra Cina, Giappone o Corea del Sud ed Europa.
Dall’altra parte gli ambientalisti temono che un aumento del traffico marittimo aumenti l'inquinamento nell'Artico.
La Russia nel frattempo sta facendo la sua parte per ripulire
Il governo russo sta rimuovendo i relitti di dozzine di vecchi sottomarini nucleari dell'epoca sovietica dalla baia di Andreyeva, vicino a Murmansk.
Nel 2019 la società britannica per la sicurezza nucleare Nuvia ha condotto uno studio di fattibilità che ha scoperto che c'erano circa 18.000 oggetti radioattivi nell'Oceano Artico, la maggior parte dei quali tuttavia privo di livelli preoccupanti di radiazioni.
La società nucleare statale russa Rosatom ha detto che nei prossimi 12 anni solleverà e rimuoverà gli oggetti più pericolosi - due sottomarini nucleari e i compartimenti dei reattori da tre sottomarini nucleari nonché la rompighiaccio Lenin.
Il capo dell'assistenza tecnica internazionale di Rosatom, Anatoly Grigoriev, ha recentemente dichiarato alla BBC: "Riteniamo che anche la probabilità estremamente bassa di fuoriuscita di materiali radioattivi da questi oggetti rappresenti un rischio inaccettabile per gli ecosistemi dell'Artico".
Ambassador Sullivan met Friday with FirstDepFM Titov to discuss #Arctic issues. As #Russia assumes the chair of the multilateral Arctic Council in May 2021, we look forward to working through the Arctic Council to ensure the Arctic remains a territory of dialogue and cooperation.
— Rebecca Ross (@USEmbRuPress) August 29, 2020
Circa 2,5 milioni di russi vivono all'interno del circolo polare artico, molti dei quali appartengono a tribù indigene come Saami, Yupik e Chukchi.
All'inizio di quest'anno Nikolay Korchunov, ambasciatore generale della Russia per la cooperazione artica, ha dichiarato: "La dimensione umana, gli abitanti dell'Artico, i popoli indigeni, saranno ovviamente sottolineati e al centro dell’attenzione durante la nostra prossima presidenza".
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