Esperto: Barış Hasan, coordinatore della piattaforma non governativa di dialogo ATA (Asia-Turchia-Europa)
Pochi giorni fa il segretario generale della NATO Stoltenberg e il primo ministro greco Mītsotakīs hanno discusso al telefono delle tensioni nel Mediterraneo orientale. Alla fine della conversazione Stoltenberg ha dichiarato sul proprio account Twitter che “la situazione nel Mediterraneo orientale dev’essere risolta nello spirito di solidarietà e in ottemperanza al diritto internazionale”. Questa posizione della NATO ha suscitato il malcontento della parte greca: infatti, Mītsotakīs ha dichiarato che la politica di equo distanziamento della NATO nell’ambito delle tensioni greco-turche è “controproducente e inaccettabile”. Si viene a creare una situazione in cui la Grecia intende estendere la propria influenza sulla questione cipriota e su quella relativa ai confini marittimi, in particolare in merito all’isola di Castelrosso. Al contempo la NATO tenta di evitare di contribuire in maniera attiva alla risoluzione delle controversie tra i due Paesi.
“Se consideriamo ciò che si nasconde dietro le tensioni tra Turchia e Grecia in merito alla questione del Mediterraneo orientale, vediamo una lotta geopolitica per l’influenza. E in tal senso la Grecia non è da sola. Dietro di essa vi sono non l’intera USA, ma i suoi principali esponenti, ossia Germania e Francia. Ma troviamo anche il principale esponente della NATO, ovvero gli USA. Le tensioni tra Grecia e Turchia sono diventate inevitabili dal momento che la Grecia è stata sfruttata dai Paesi occidentali, dall’UE e dalla NATO come mezzo in questa lotta geopolitica”, spiega l’esperto.
“Se consideriamo la parte greca, dietro alle tensioni con la Turchia si celano motivazioni di natura politica sia estera sia interna. Dopo la sottoscrizione dell’accordo greco-turco il governo di Mītsotakīs ha ricevuto importanti critiche dall’interno del Paese. Il governo è stato accusato di aver subito una battuta d’arresto, di aver consegnato gli interessi della Grecia nelle mani della Turchia e di aver indebolito le posizioni greche agli occhi della comunità internazionale. In questo contesto l’Occidente, considerata la posizione precaria del governo Mītsotakīs in materia di politica interna, ha spinto la Grecia a contrapporsi alla Turchia nel Mediterraneo orientale. A questo ha fatto seguito la sottoscrizione di un accordo greco-egiziano. La Grecia ha firmato l’accordo con l’Egitto con il benestare di Germania e USA. In questa situazione gli esponenti più influenti di NATO e UE sostengono la Grecia che, forte di questo sostegno, sta cercando di mettere all’angolo la Turchia. Tuttavia, a mio avviso, questo non sortirà alcun risultato. La NATO preferisce sempre rimanere neutrale quando si verificano tensioni tra i propri membri. Come nel caso delle crisi turco-greche la NATO ha sempre tenuto una posizione equamente distanziata dalle parti coinvolte. Le dichiarazioni di Stoltenberg dimostrano che la NATO non si intrometterà nemmeno questa volta”, ha spiegato l’esperto.
Definendo un “ricorso storico” gli eventi che nell’ultimo periodo hanno interessato Ankara e Atene, l’esperto ha concluso dicendo: “100 anni fa fu la Gran Bretagna a innescare il conflitto greco-turco. Oggi questo ruolo lo svolgono gli USA e la Francia. E pare che anche la Germania supporti la parte greca. La storia, dunque, si sta ripetendo. La Turchia deve imparare la lezione e agire di conseguenza”.
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