L'ambasciata statunitense a Beirut si è schierata con migliaia di manifestanti libanesi che si sono scontrati con la polizia antisommossa dopo un'esplosione devastante che ha colpito la capitale del paese questa settimana.
"Il popolo libanese ha sofferto troppo e merita di avere leader che lo ascolti e cambi rotta per rispondere alle richieste popolari di trasparenza e responsabilità", ha twittato l'ambasciata sabato.
2/2 We support them in their right to peaceful protest, and encourage all involved to refrain from violence.
— U.S. Embassy Beirut (@usembassybeirut) August 8, 2020
La missione diplomatica ha aggiunto di sostenere il diritto del popolo libanese nella protesta "pacifica" e ha incoraggiato "tutte le parti coinvolte ad astenersi dalla violenza".
In aggiunta l'agenzia di aiuto del governo degli Stati Uniti, USAID, ha dichiarato sabato: "Gli Stati Uniti hanno a lungo sostenuto la ricerca della prosperità economica e di un governo responsabile da parte del popolo libanese, privo di corruzione e pressioni straniere".
Le dichiarazioni sono arrivate in risposta alle proteste di massa che hanno colpito Beirut sabato, con migliaia di manifestanti che hanno occupato diversi ministeri ed hanno tentato di assaltare l'edificio del Parlamento.
Alcuni dei manifestanti gridavano slogan come "la gente vuole la caduta del regime", un coro popolare dell'era della Primavera araba, e "Rivoluzione, Rivoluzione".
Sono stati uditi diversi spari nelle strade e la polizia ha lanciato gas lacrimogeni mentre i manifestanti che lanciavano pietre si scontravano con le forze di sicurezza. Un agente di polizia è stato ucciso e altri 70 sono rimasti feriti, secondo le autorità.
Al Jazeera ha riferito domenica che ben 728 persone sono rimaste ferite sabato.
Ore dopo lo scoppio delle proteste, il primo ministro libanese Hassan Diab ha detto che lunedì avrebbe proposto di tenere elezioni anticipate al governo. Ha aggiunto che era disposto a rimanere in carica per altri due mesi mentre il governo avrebbe attuato "riforme strutturali".
Il Libano, che stava già attraversando la sua peggiore crisi economica dalla fine della guerra civile nel 1990, ha dovuto affrontare nuovi problemi politici e finanziari dopo l'esplosione del 4 agosto a Beirut, che ha raso al suolo il porto principale della città.
L'esplosione, attribuita dalle autorità a del nitrato di ammonio immagazzinato male, ha ucciso almeno 158 persone e ferito più di 6.000. Decine di governi stranieri, compresi quelli di Russia, Stati Uniti, Regno Unito, Unione Europea ed Emirati Arabi Uniti, hanno inviato aiuti umanitari o medici in Libano.
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