Il 31 gennaio 2020, alle 23:00 ora di Greenwich, il Regno Unito ha ufficialmente abbandonato l'Unione Europea in accordo con i trattati siglati la scorsa settimana.
L'uscita sarà ora seguita da un periodo di transizione della durata di 11 mesi che permetterà a Londra e Bruxelles di mettere ordine a tutte le pendenze economiche in essere, tra cui le più significative sono quelle legate ai futuri rapporti commerciali.
In un video pre-registrato, il premier britannico Boris Johnson si è rivolto alla nazione un'ora prima del fatidico momento, sottolineando come Brexit sia un'occasione per rendere la Gran Bretagna un posto migliore:
"La cosa più importante da dire, questa sera, è che tutto questo non è la fine, ma un inizio. Per molte persone si tratta di un incredibile momento di speranza, un momento che non pensavano sarebbe mai arrivato. Ovviamente ci sono anche molti che vivono un senso di ansia e di perdita. E poi c'è un terzo gruppo, forse il più grande, di coloro che pensavano che i litigi dei politici non avrebbero mai avuto fine. Comprendo tutti questi sentimenti e il nostro compito, in quanto governo, il mio lavoro è di mettere insieme il Paese e di andare avanti".
Intanto tra i cittadini britannici, come sottolineato dallo stesso Johnson, si nutrono sensazioni molto contrastanti, tra coloro che si mostrano entusiasti di essere arrivati alla fine di un percorso durato quasi quattro anni, a coloro che, invece, ritengono che la Brexit possa coincidere con l'inizio di un periodo di crisi e profondo declino per il Paese.
Bruxelles lascia la porta aperta
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il presidente dell'Europarlamento David Sassoli hanno redatto una lettera in cui è stato ribadito ancora una volta l'impegno da parte di Bruxelles di continuare a collaborare con Londra su diverse questioni anche dopo la Brexit.
Nel periodo di transizione, il Regno Unito continuerà a essere parte dei trattati commerciali europei, ma sarà in grado di rinegoziare nuovi accordi con i singoli Paesi e con tutta l'Unione.
In questo stesso arco temporale, la Gran Bretagna e l'UE saranno chiamati a ridefinire tutta una serie di dettagli legati alle relazioni bilaterali in diversi campi, oltre a quello commerciale, tra cui quello della sicurezza, dei diritti sulla pesca, delle modalità di accesso dei cittadini britannici in Europa e degli europei nel Regno Unito per i quali, forse, sarà necessario un visto
Una questione a parte, infine, è quella legata al rilascio dei permessi di lavoro, le cui normative a riguardo potrebbero ben presto cambiare.
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