Un'equipe internazionale di 36 scienziati provenienti da USA, GB, Cile e Cina ha scoperto un nuovo esopianeta grande 1,2 volte la Terra, ma avente il doppio della massa. Il gruppo ha pubblicato una nota relativa a questa scoperta scientifica sul database arXiv.org.
Il pianeta, a cui è stato dato il "nome" GJ1252 b, orbita attorno a una nana rossa, GJ1252, situata a circa 20,4 parsec (approssimativamente 66,5 anni luce o 3.145.692.882.113.000 km) dal nostro Sole. Si stima che la nana rossa abbia solo circa il 40% delle dimensioni del nostro Sole e la stessa massa.
Nonostante la capacità umana di trovare esopianeti stia progressivamente migliorando, il processo può essere difficile, dato che rispetto alle stelle attorno a cui orbitano, questi pianeti sono relativamente piccoli, deboli e visibili agli strumenti di misurazione solo per una frazione del tempo. E quando succede, è più comune scoprire pianeti di grandi dimensioni, come Giove o Saturno, piuttosto che quelli relativamente piccoli, come la Terra o GJ1252 b.
Il nuovo pianeta è stato trovato grazie ai dati ottenuti dal Transiting Expolanet Survey Satellite (TESS), assieme a "dati di ricerca aggiuntivi" che gli astronomi hanno usato per consentire loro di "rifiutare tutti gli scenari di falsi positivi, dimostrando che si tratta di un pianeta reale".
Gli scienziati stimano che GJ1252 b compia il suo giro di rivoluzione attorno al suo "Sole", la nana rossa, una volta ogni 12,4 ore (cioè incredibilmente veloce, dato che la Terra, ad esempio, ruota attorno al nostro Sole in 365 giorni). I ricercatori presumono anche che, diversamente dalla Terra, l'esopianeta sia "bloccato", il che significa che uno dei suoi lati è sempre rivolto verso il sole.
Tuttavia, le caratteristiche dell'esopianeta e la sua distanza relativamente "breve" dal nostro sistema solare consentono di continuare con le osservazioni, soprattutto grazie al suo rapido schema dell'orbita.
Per ora, però, Proxima Centauri b, un pianeta in orbita attorno alla piccola stella a bassa massa Proxima Centauri, rimane il pianeta più vicino a noi noto, a una distanza di circa 4.244 anni luce (1.301 parsec) dal nostro Sole. Sfortunatamente, sulla base della tecnologia attuale, raggiungerla richiederebbe oltre 81.000 anni.
In ogni caso, i risultati del gruppo scientifico sono stati ora sottoposti all'American Astronomical Society per la revisione tra pari.
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