Non ci sarà nessun tavolo, nessuna negoziazione, nessun dialogo. Questo ha chiaramente detto Lenin Moreno, successore di Correa in Ecuador che, abbandonando la linea politica dell'ex leader di Revolucion Ciudadania, ha implementato politiche neoliberiste, portando il paese fuori dall'Alba.
Lo scorso primo ottobre, in cambio di un prestito del FMI di $4 miliardi, ha emanato il "paquetazo", una ricetta di misure di austerity, fatta di tagli e eliminazione di sussidi e agevolazioni, che ha scatenato la rabbia nella popolazione. Due giorni di sciopero e scontri.
La scintilla che ha scatenato l'incendio è stato il ritiro di un sussidio sul carburante, che ha fatto schizzare i prezzi di benzina e diesel, aumentati in un solo giorno del 123%. Contro questa misura si sono mobilitati gli autotrasportatori, studenti e indigeni, con il popolo a seguito.
Ma Lenin Moreno, che attualmente si trova a Guyaquil, sulla costa, ben lontano da Quito, si è rifiutato di prendere in considerazione una modifica delle misure implementate. "Nessuna circostanza ci porterà a modificare la misura. Che si capisca bene, non cambierò la misura. Che sia chiaro - ha ripetuto - il sussidio è stato eliminato, è finita la pacchia".
Non scenderà a patti con chi si è arricchito indebitamente. "Non vogliamo beneficiare chi possiede di più, né i contrabbandieri, che si sono arricchiti, con loro non ci sarà dialogo. Parleremo con le persone che vogliono lavorare, con chi vuole fare dei passi avanti", ha dichiarato. E poi ha aggiunto: "Quando l'opposizione sarà al governo potrà eseguire i suoi piani, ma per il momento sono io il presidente e mi è toccato prendere queste decisioni. E non mi è tremata la mano nel farlo".
Hablemos con la verdad: NO vamos a beneficiar a contrabandistas, con quienes no voy a dialogar. ¡La decisión está en firme! Se eliminó el subsidio y vamos a seguir construyendo el Ecuador que queremos. Gracias compatriotas por su respaldo. #NoAlParo #DecididosACrecer pic.twitter.com/g7lJWSViIh
— Lenín Moreno (@Lenin) October 4, 2019
Ha anche aggiunto, in un tweet, che non permetterà che gli interessi politici della minoranza impediscano lo sviluppo del Paese e che chi violerà la costituzione dovrà rispondere delle sue azioni davanti alla giustizia. Durante le proteste le forze di polizia hanno fatto ricorso a lacrimogeni e ideanti e sono state arrestati quasi 300 manifestanti.
Lo stato di eccezione
Per via delle tensioni il presidente ecuadoriano ha dichiarato nel Paese lo stato di eccezione, che sarà in vigore per 60 giorni. Tuttavia gli autotrasportatori, questa mattina, attraverso il presidente della Federazione Nazionale delle Cooperative del Trasporto Pubblico di Passeggeri (Fenacotip), Abel Gomez, ha dichiarato concluso lo sciopero, ricordando che il costo finale della misura non ricadrà sul settore, ma colpirà la popolazione.
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