Al centro dell'indagine aperta dalla procura vaticana alcune transazioni irregolari, finanziarie e immobiliari, avvenute tra il 2011 e il 2018 tra una Sicav del Vaticano e alcune società britanniche. In particolare l'acquisto edifici pregiati di Londra, comprati per centinaia di milioni di euro, e operazioni finanziarie tra Roma, GB e Lussemburgo.
Investiti dallo tsunami alcuni big fish della Santa Sede come Monsignor Mauro Carlino, al vertice della Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, e Tommaso Di Ruzza, direttore dell'AIF.
Nel periodo tra il 2011-18 Carlino era segretario personale di Monsignor Angelo Becciu, terza carica più importante del Vaticano, che adesso rischia di essere trascinato in quello che potrebbe essere il terzo scandalo Vatileaks.
Oltre a loro, sono stati "sospesi cautelativamente dal servizio" tre dipendenti della Segreteria di Stato: Vincenzo Mauriello, Francesco Tirabassi e Caterina Sansone.
Il provvedimento è giunto a meno di 24 ore ore dal sequestro da parte dei gendarmi del Vaticano di computer, documenti della segreteria di Stato, una sorta di ministero degli Interni della Santa Sede, e dell'AIF, l'Autorità di Informazione Finanziaria. L'operazione è stata autorizzata dallo stesso Bergoglio.
Sotto la lente degli inquirenti i conti dell’Obolo di San Pietro, le offerte dei fedeli destinate alle opere di carità e al sostentamento del Vaticano. Nel 2015 i fondi provenienti dall'Obolo avevano raggiunto la cifra record di 400 milioni di euro. Le indagini mirano a verificare la regolarità delle transazioni e di ogni spostamento di denaro. Il sospetto è che le operazioni finanziarie illecite siano state effettuate con gli oboli dei fedeli.
A far partire l'inchiesta, ha spiegato la Santa Sede in un comunicato, sono state le denunce di banca Ior e Revisore Generale, verso Segreteria di Stato e Aif. Vigilate che accusano i vigilanti.
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