Stanno continuando ad andare avanti le indagini da parte dell'Arabia Saudita per stabilire con certezza chi e come sia riuscito ad architettare l'attacco con i droni, rivendicato dalle milizie di Houthi, che nella notte di sabato hanno colpito due raffinerie della Aramco, infliggendo un danno di incommensurabili dimensioni alla produzione petrolifera saudita.
Secondo il presidente Donald Trump, come riporta il Financial Times, dietro alle milizie Houthi non ci può essere altro che l'Iran, con lo stesso Tycoon che ha rivelato i propri sospetti a dei giornalisti che lo hanno intervistato all'uscita della Casa Bianca dopo un briefing con i vertici dell'esercito e dell'intelligence:
"Sembrerebbe essere così... stiamo verificando", ha confessato Trump, rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva se sia o meno il caso di imputare a Teheran quanto accaduto alle raffinerie saudite.
Il presidente ha poi continuato, spiegando che sebbene l'America non abbia intenzione di spingere per un conflitto militare, in caso di guerra Washington arriverebbe "più pronta che mai".
Per Trump, che ha sottolineato ai giornalisti la necessità di individuare il responsabile del recente attacco, l'opzione militare non è da scartare a priori e sarebbe una risposta proporzionale a quanto successo in Arabia Saudita nelle scorse ore.
La reazione dell'Ayatollah Khomeini
Le tensioni dovute all'azione di sabato hanno portato ad un sensibile raffreddamento delle relazioni tra Washington e Teheran, con il presidente Trump che sin dalle prime ore non ha tentato di nascondere i propri sospetti circa l'appoggio fornito dall'Iran alle milizie Houthi.
Anche l'Ayatollah Khomeini, la guida spirituale iraniana, in un'intervista alla TV di stato iraniana ha voluto dire la sua sull'argomento, sottolineando che ulteriori dialoghi tra i due Paesi non saranno possibili finché gli Stati Uniti non faranno un passo indietro e non torneranno a rispettare l'accordo sul nucleare di Vienna:
"Se gli USA cambieranno idea, si pentiranno e torneranno sui propri passi in relazione all'accordo sul nucleare che loro stessi hanno violato, allora potranno tornare a riunirsi attorno ad un tavolo con l'Iran. In caso contrario ulteriori negoziazioni tra funzionari iraniani e americani non saranno possibili né a New York né da nessun altra parte".
L'attacco alle strutture Aramco
Nella notte tra venerdì e sabato dei droni hanno attaccato due delle strutture della società petrolifera saudita Aramco, facendo divampare un poderoso incendio all'interno delle raffinerie.
Dopo poche ore l'azione è stata rivendicata dalle milizie sciite di Houthi, protagoniste nella guerra civile che in Yemen va avanti dal 2015.
A causa dell'attacco l'Arabia Saudita ha visto calare del 50% la propria produzione petrolifera, portando a dei pesantissimi rincari a livello mondiale sul prezzo del greggio.
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