Su Facebook la Mediterranea Saving Humans ha pubblicato un post per denunciare le difficoltà delle 6 donne e dei 28 uomini rimasti a bordo della nave Mare Jonio, dopo che nella sera del 29 agosto si era concluso il trasbordo di 64 persone - comprendenti donne incinte, bambini e malati - dalla nave su una motovedetta della Capitaneria di Porto che li aveva fatti sbarcare a Lampedusa, il tutto con l'autorizzazione del Viminale che, insieme ai ministri pentastellati Trenta e Toninelli, ha firmato il divieto di sbarco in virtù dei decreti sicurezza approvati dal governo M5s-Lega.
L'equipaggio della nave è preoccupato dalle condizioni psicologiche dei migranti. "Hanno già passato l'inferno: quanto possono reggere ancora, bloccati in mezzo al mare?", - si legge nel post.
In aggiunta la ong denuncia le torture e le violenze subite dai migranti nei centri di detenzione in Libia prima di sfidare il mare per mettersi in viaggio verso l'Europa.
"In ogni loro racconto, man mano che passano le ore, emergono dettagli che lasciano senza fiato. C'è chi ti fa toccare le cicatrici delle torture: "Senti, senti qui". C'è chi ti racconta che in Libia ha passato due anni da schiavo. Le violenze sessuali. Le botte con il calcio del fucile. Le frustate, la corrente elettrica. Tutto il campionario dell'orrore".
"Mare Jonio" di nuovo in missione verso la Libia
La Mare Jonio, la nave madre del progetto Mediterranea, ha ripreso il largo per soccorrere i migranti nel loro viaggio verso l'Europa poco più di una settimana fa, dopo che la procura di Agrigento aveva disposto il dissequestro dell'imbarcazione.
Durante la nuova missione, la Mare Jonio è riuscita a trarre in salvo un centinaio di migranti che si trovavano su un gommone andato alla deriva al largo delle coste libiche.
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