Quell’intera valle dell’Himalaya sarebbe sotto rigido blocco dal giorno stesso in cui l’India ha deciso di portare lo Jammu e Kashmir sotto suo controllo diretto. Anche la circolazione è limitata e i servizi di telefonia e internet tagliati secondo quanto riferito ai media dalle stesse autorità governative.
Il blocco, così come lo spiegamento di decine di migliaia di truppe per rafforzare il controllo sul mezzo milione di abitanti che risiedono nel Kashmir, era stato ordinato proprio per i timori di disordini in una regione in cui una ribellione armata contro il governo indiano si era già verificata nel 1989.
Le proteste sono tuttavia scoppiate comunque, anche nella città principale di Srinagar, con la polizia che è stata costretta ad utilizzare proiettili di gomma e lacrimogeni. Si parla di almeno 500 episodi di proteste con lanci di pietre e feriti dal 5 agosto, oltre la metà degli episodi verificatisi a Srinagar.
Secondo le fonti governative i feriti tra i civili sarebbero un centinaio, tra i poliziotti 300 e altri 100 almeno tra i paramilitari. I residenti si starebbero per altro rifiutando di riprendere la normale vita e la sfida alle autorità sarebbe oramai aperta. Almeno 4.000 persone sarebbero state arrestate in tutta la valle e tra questi ci sarebbero anche uomini d'affari, accademici, attivisti e politici locali, in alcuni casi già rilasciati.
Ma forse la Corte Suprema indiana potrebbe intervenire per redimere la questione o, al contrario, aggravarla. Molto potrebbe dipendere da come verranno valutate le tante petizioni che sono giunte alla sua valutazione riguardanti la legittimità della soppressione della norma costituzionale che garantiva la speciale autonomia della regione.
La Corte suprema ha infatti accettato di esaminare la serie di ricorsi contro la revoca dell’articolo 370 della Costituzione che finora garantiva l’ampia autonomia allo Stato di Jammu e Kashmir. Le petizioni saranno esaminate da un collegio di cinque giudici all’inizio di ottobre. Lo ha annunciato oggi il giudice capo, Ranjan Gogoi, che ha anche notificato al Governo una richiesta di risposta in merito alle petizioni.L’esecutivo, rappresentato dall’avvocato Tushar Mehta, aveva chiesto che non fosse emessa una notifica formale al Governo perché ciò avrebbe potuto comportare “ripercussioni transnazionali” e strumentalizzazioni, ma la Corte ha respinto l’argomentazione. Dalla revoca dello statuto speciale del Jammu e Kashmir, la massima autorità giudiziaria ha ricevuto una decina di istanze.
Jammu e Kashmir
Il Jammu e Kashmir, pur essendo spesso abbreviato con il termine improprio ‘Kashmir’, in realtà è solo una porzione dell’intero Kashmir. Si tratta di uno dei 29 Stati federati dell’India, comprende la regione del Ladakh ad est e gode di una particolare autonomia dall’anno di costituzione (1947).
La regione è contesa dal Pakistan come l’India contesta la parte del Kashmir amministrata dal Pakistan. Alle contese nazionali si aggiungono i movimenti indipendentisti.
La situazione è sempre stata particolarmente tesa e iniziò subito dopo gli accordi di separazione tra India e Pakistan alla fine dell’era britannica. Il Principato del Kashmir, secondo gli accordi, sarebbe dovuto andare a far parte dello Stato del Pakistan in quanto a maggioranza musulmana, ma il Maharaja induista si rifiutò. Il Pakistan iniziò quindi una invasione per annettere con la forza la regione riluttante.
Da allora la situazione non è mai stata risolta definitivamente nonostante i vari cessate il fuoco abbiano a lungo tenuto. Attualmente la stessa Farnesina sconsiglia di recarsi nella regione dello Jammu-Kashmir a parte il Ladakh che invece appare più sicuro. Gli ultimi scontri ed attentati risalgono al febbraio di quest’anno quando un convoglio della polizia sulla strada Srinagar-Jammu è stato assaltato e ci sono stati anche feriti tra i civili per un attacco con granate in un centro abitato. L’intera linea di confine della regione con la parte controllata dal Pakistan è minata.
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