Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha avvertito che una possibile guerra contro l'Iran diventerebbe la "madre di tutte le guerre", mentre la pace con Teheran sarebbe "la madre di tutta le paci".
Martedì, in un discorso trasmesso in diretta sulla televisione statale, Rouhani ha ribadito la prontezza di Teheran a sedersi al tavolo delle trattative con Washington se gli Stati Uniti eliminassero tutte le sanzioni contro l'Iran.
"La Repubblica islamica dell'Iran favorisce i colloqui e i negoziati e, se gli Stati Uniti vogliono davvero parlare, prima di ogni altra cosa dovrebbero revocare tutte le sanzioni", ha sottolineato.
Rouhani inoltre ha commentato la situazione riguardante del sequestro della petroliera britannica Stena Impero operato da Teheran vicino allo Stretto di Hormuz il 19 luglio per presunte violazioni del regolamento marittimo, poche settimane dopo che vicino allo Stretto di Gibilterra i Royal Marines avevano sequestrato la petroliera iraniana Grace 1, accusata di aver violato le sanzioni dell'UE.
“Uno stretto per uno stretto. Non può essere che lo Stretto di Hormuz sia libero per voi e lo Stretto di Gibilterra non sia libero per noi", ha sottolineato Rouhani.
La dichiarazione arriva poche settimane dopo che Rouhani ha segnalato la volontà dell'Iran di avviare delle trattative con gli Stati Uniti.
“Siamo sempre pronti per delle negoziazioni. Vi dico in quest’ora e in questo momento di abbandonare il bullismo e revocare le sanzioni e di tornare alla logica e alla saggezza. Siamo pronti", ha sottolineato Rouhani.
Ha aggiunto che l'Iran è passato dal suo approccio della "pazienza strategica" a quello “dell’azione reciproca" e che avrebbe risposto a qualsiasi azione di Washington relativa all'accordo sul nucleare iraniano del 2015, noto anche come Piano d'azione congiunto globale (PACG).
Il deterioramento delle relazioni tra Teheran e Washington
Le tensioni tra gli Stati Uniti e l'Iran sono aumentate dall'8 maggio 2018, quando il presidente Donald Trump ha ritirato unilateralmente il suo paese dal PACG e ha imposto diverse serie di sanzioni economiche all'Iran.
Esattamente un anno dopo, Teheran ha annunciato la propria decisione di sospendere parzialmente alcuni obblighi previsti dall'accordo e ha concesso agli altri firmatari dell’accordo - Francia, Germania, Regno Unito, Russia, Cina e UE - 60 giorni per salvare l'accordo agevolando le esportazioni di petrolio e il commercio con l'Iran.
Gli Stati Uniti, a loro volta, hanno inviato navi e una portaerei nel Golfo Persico a maggio in un "messaggio diretto" all'Iran, una mossa che è stata seguita dall’abbattimento di un drone spia americano da parte dei Pasdaran nel mese di giugno. Questi ultimi hanno insistito sul fatto che il velivolo aereo non pilotato (UAV) è stato abbattuto nello spazio aereo iraniano, mentre il comando centrale degli Stati Uniti ha affermato che l'UAV è stato distrutto mentre sorvolava acque internazionali.
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