“Questa mattina abbiamo superato il limite di arricchimento dell’uranio raggiungendo il 4,5%”, ha detto Kamalvandi secondo quanto riportato da IRNA.
Il limite di arricchimento dell’uranio previsto dall’accordo del 2015 è del 3,67%.
Ieri Teheran ha annunciato che avrebbe intrapreso la seconda fase della sospensione della propria partecipazione al PACG, motivando questa decisione con il fatto che gli altri paesi firmatari del patto non erano riusciti a eseguire le richieste dell’Iran nei 60 giorni prestabiliti.
Teheran ha annunciato anche una terza fase del processo, durante la quale il livello dell’arricchimento dell’uranio potrà raggiungere il 20%.
L'accordo sul nucleare
L’Iran e altri sei mediatori internazionali (Russia, USA, Regno Unito, Cina, Francia, Germania) il 14 luglio 2015 hanno firmato un accordo di grande importanza storica per la risoluzione del problema del nucleare iraniano, che si presentava già da parecchi anni: il Piano d'azione congiunto globale (PACG), che prevedeva l’annullamento delle sanzioni all’Iran da parte del Servizio di Sicurezza ONU, USA e UE se l’Iran avesse eseguito le condizioni del patto. L’accordo prevedeva ispezioni dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica nelle relative strutture iraniane.
Il presidente USA Donald Trump a maggio 2018 ha annunciato che Washington sarebbe uscita dall’accordo sul nucleare iraniano.
Inoltre Trump ha annunciato che avrebbero ripristinato le sanzioni contro l’Iran, comprese quelle secondarie contro i paesi che collaborano con l’Iran, allo scopo di ridurre a zero le esportazioni del petrolio iraniano.
Gli altri stati firmatari del PACG si sono espressi contrari alla decisione degli USA e stanno elaborando modi di difendere le aziende dalle sanzioni americane attraverso un apposito meccanismo finanziario.
L’8 maggio 2019, esattamente un anno dopo l’uscita degli USA dal patto, l’Iran ha annunciato che avrebbe smesso di osservare una serie di punti del PACG. Teheran ha dichiarato che i cinque paesi firmatari rimasti non erano in grado di risolvere i problemi insorti.
A Berlino, Parigi, Londra, Pechino e Mosca l’Iran ha dato 60 giorni per garantire il rispetto degli interessi della Repubblica Islamica, ma la situazione non è cambiata e il paese ha quindi intrapreso la seconda fase della sospensione della propria partecipazione al PACG.
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