Un gruppo di ricercatori dell’Università di Medicina di Varsavia guidato dal dott. Marcin Ufnal ha elaborato un nuovo metodo non invasivo per individuare e monitorare le malattie dell’intestino, come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa.
Negli ultimi anni i ricercatori in campo medico si sono focalizzati sul tema del mantenimento della salute dell’intestino e della varietà dei suoi batteri. L’intestino è stato addirittura soprannominato “secondo cervello” e si trovano sempre più conferme della dipendenza della salute fisica e psichica della persona dalle sue condizioni.
L’irritabilità intestinale è un importante indicatore dello stato di salite di questo organo. Un’alta irritabilità è legata alle infiammazioni dell’intestino, come il morbo di Crohn, la rettocolite ulcerosa, la celiachia e le intolleranze alimentari.
Secondo i dati di The Lancet, questi problemi oggi riguardano una larga fetta della popolazione mondiale, quindi il problema di una rapida diagnosi, del controllo e della cura di queste condizioni è molto importante.
Oggi i medici sono costretti a fare una diagnosi sulla base dei sintomi clinici (dolori dello stomaco, sanguinamento, perdita di peso e costante stanchezza) e dei risultati della colonscopia. Ma l’ultimo metodo ha diversi svantaggi: per prima cosa sono in pochi a decidersi a farlo, e inoltre si tratta di un metodo invasivo che spesso richiede l’assunzione di antidolorifici. Questi fattori ostacolano l’efficacia della diagnosi e della cura.
I ricercatori polacchi, la cui ricerca è riportata su Experimental Physiology, propongono un altro metodo che richiede solo due campioni: di sangue e delle feci. Senza alcuna invasione.
Some spiegano gli specialisti, quando aumenta la permeabilità dell’intestino gli alimenti poco desiderabili come i batteri e i prodotti batterici cominciano a introdursi nel sistema venoso. Questo fenomeno influisce negativamente sulla salute.
Una quantità di batteri intestinali nel sangue superiore a quella delle feci è quindi sintomo di pareti dell’intestino danneggiate e, di conseguenza, con alto livello di permeabilità.
“Questo metodo potrebbe diventare uno strumento molo importante per la diagnosi e la cura delle malattie dell’intestino. Si può utilizzare l’intestino irritabile come marker della malattia e anche come potenziale obiettivo delle cure”, spiega il dott. Ufnal.
Una diagnosi rapida delle malattie infiammatorie dell’intestino permette ai pazienti di prendere misure immediate e migliorare la qualità della vita.
I ricercatori polacchi sperano che il nuovo metodo aiuterà a diagnosticare anche altre patologie legate a un’eccessiva permeabilità dell’intestino che possono portare anche a problemi con il fegato e insufficienza cardiaca.
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