Nel report i ricercatori spiegano che nonostante il numero di testate nucleari si sia ridotto da 14,5 mila a 13,8 mila, le potenze mondiali nel 2018 hanno continuato ad accrescerne la potenza grazie alla loro modernizzazione. Quasi 2 mila munizioni sono pronte all’utilizzo.
Secondo il SIPRI a inizio 2018 erano nove le potenze in possesso dell’arma nucleare: Russia, USA, Regno Unito, Israele, Cina, Repubblica Popolare Democratica di Corea, Pakistan e Francia. A Russia e USA appartiene il 90% di tutte le armi esistenti. Gli altri paesi dispongono di un arsenale notevolmente inferiore, ma sviluppano nuovi sistemi o dichiarano di averne l’intenzione.
I ricercatori hanno ricordato che nel 2021 scade il termine del New STrategic Arms Reduction Treaty (New START), che stabilisce la riduzione delle armi nucleari ed è stato firmato da USA e Russia nel 2010. Secondo il SIPRI difficilmente i due paesi troveranno un accordo per prolungare l’accordo e lavorare insieme sulla riduzione dell’arsenale nucleare.
Il presidente USA Donald Trump ha promesso che avrebbe preso una decisione sulla prolungazione dell’accordo nel 2020. Anche la Russia conferisce a questa questione prioritaria importanza.
Il New START stabiliva che entro il 5 febbraio 2018 UA e Russia avessero non più di 400 missili balistici intercontinentali, missili balistici collocati in sottomarini e bombardieri strategici, non più di 1550 testate e non più di 800 impianti di lancio.
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