Lo ritiene l'ex comandante del quartier generale delle forze strategiche missilistiche russe e ricercatore senior dell'istituto di USA e Canada dell'Accademia Russa delle Scienze, il generale in congedo Viktor Esin.
Secondo lui, "perlopiù" concorda la tesi secondo cui l'uscita degli Stati Uniti dal Trattato INF ha lo scopo principale di rafforzare il potenziale missilistico non in Europa, ma in Asia, vicino ai confini del principale avversario geopolitico, la Cina.
"Ma bisogna ricordare che gli Stati Uniti svilupperanno il loro potenziale missilistico non solo nel Sud-Est asiatico, ma anche nel Nord-Est asiatico e, al contempo, in una determinata situazione, lo schieramento delle unità missilistiche americane a medio e corto raggio in Europa", ha detto il generale a Roma a margine della conferenza del Forum di Lussemburgo sulla prevenzione della catastrofe nucleare.
Secondo l'esperto militare, il sistema antimissile terrestre Aegis Ashore schierato in Romania è già in grado di lanciare missili da crociera Tomahawk con una portata di oltre 2.400 chilometri, mentre nel 2020 lanciamissili simili saranno dislocati in Polonia.
All'inizio di quest'anno gli Stati Uniti hanno annunciato l'uscita unilaterale dal trattato INF, accusando la Russia di violazioni ripetute.
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