L'Università di Cambridge potrebbe dover scusarsi per "razzismo storico". La sua leadership ha messo in moto un'indagine che mira a far luce sulle connessioni della scuola di 800 anni con il commercio degli schiavi, riferisce The Daily Telegraph.
Per due anni, i ricercatori studieranno gli archivi dell'università per scoprire quanto questa si sia arricchita con la "vendita di schiavi nell'Atlantico e da altre forme di lavoro forzato dai tempi dell'era coloniale".
Gli esperti intendono stabilire se le donazioni ai dipartimenti, alle biblioteche e ai musei di Cambridge sono stati acquisiti grazie ai proventi della tratta degli schiavi. Verranno inoltre verificati in che misura gli scienziati universitari hanno "rafforzato e incoraggiato il pensiero razziale dal XVIII secolo all'inizio del XX secolo".
Nel frattempo, la professoressa onoraria di teologia medievale all'Università di Cambridge, Jill Evans, ritiene che l'indagine sia un approccio "dubbio" e rischia di "rovinare la storia".
"I sentimenti anti-coloniali" regnano nella società e ogni università si impegna a esplorare i suoi legami storici con il colonialismo. Ma il passato deve essere giudicato da punti di vista caratteristici di quel tempo”, è convinto la professoressa.
"Prima di prendersene la colpa, prima di tutto è necessario capire il periodo, per vedere in che maniera le persone di quel tempo pensavano alle loro azioni. La responsabilità non può essere trasferita da un secolo all'altro senza alcune sfumature", sottolinea Evans.
Negli ultimi anni, anche altre università britanniche e americane hanno cercato di "rinunciare" al loro passato imperiale. Ad esempio, la Queen Mary's University di Londra senza indebita pubblicità ha rimosso la pietra posata dal re belga Leopoldo II, che gli studenti hanno chiamato nelle loro denunce "genocidio colonialista". Dopo mesi di dimostrazioni e un boicottaggio degli studenti, la Harvard Law School ha cambiato il suo stemma ufficiale, scrive il Daily Telegraph.
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