Secondo la rappresentante permanente degli USA presso la NATO Kay Bailey Hutchison, questo contribuirà a “trattenere la tanto aggressiva Russia” che “ha spedito in carcere i marinai ucraini”. Alle invettive della Hutchison ha già risposto il Ministero russo degli Esteri: il viceministro Aleksandr Grushko ha ricordato ai colleghi occidentali che la Russia segue con attenzione la regione del Mar Nero e che in caso di necessità adotterà “ulteriori misure militari”. Sputnik ha fatto chiarezza sulla situazione.
Obiettivi strategici
Riguardo al “trattenimento” della Russia nel Mar Nero i ministri degli Esteri dei Paesi della NATO si sono accordati a Washington alla fine della scorsa settimana. Secondo la Hutchison, la NATO è intenzionata a “garantire alle navi ucraine un attraversamento sicuro dello Stretto di Kerch”. Tuttavia, gli esperti sono convinti che la difesa di Ucraina e Georgia sia solo una montatura. Gli USA stanno tentando di coinvolgere la NATO in provocazioni volte a raggiungere i propri obiettivi nella regione. Obiettivi del tutto comprensibili e pragmatici.
A sostenere questa tesi è anche un altro esperto, Sergey Sudakov, corrispondente dell’Accademia di scienze militari. Secondo lui, l’Europa ne ha già avuto abbastanza di questi pretesti di dubbia natura, come il caso Skripal. Infatti, sta facendo valere la sua indipendenza, non vuole più sostenere l’introduzione di nuove sanzioni contro la Russia. Per questo, gli USA sono costretti ad avanzare altri pretesti. Il fermo degli equipaggi delle imbarcazioni ucraine da parte della polizia transfrontaliera russa sullo Stretto di Kerch è uno di quelli.
“Washington desidera provocare ma sfruttando gli altri in modo tale che la Russia reagisca in maniera sufficientemente violenta”, sostiene Sudakov. “Allora gli americani diranno che i russi hanno attaccato le navi NATO e inviteranno i Paesi dell’alleanza ad unirsi contro Mosca. Noi, però, non abbiamo un’alternativa se non quella di rispondere alle provocazioni. Se permetteremo loro di entrare nelle nostre acque territoriali, dimostreremo il fianco. E questo non è ammissibile. Da un punto di vista di sicurezza militare nelle acque territoriali russe del Mar Nero la situazione è sotto controllo, io non mi preoccuperei. Abbiamo tutto ciò che serve per difenderci al meglio: sistemi missilistici di difesa costiera all’avanguardia, natanti e velivoli di alta velocità. E non è poco”.
Un bacino chiuso
Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Il principale avamposto russo sul Mar Nero è la Crimea, forse la regione più sicura del Paese. La penisola è ben difesa da via terra, aria e mare. I gruppi dell’esercito dislocati in Crimea sono perfettamente in grado di respingere un attacco o comunque di resistere fino all’arrivo dei rinforzi dalla Russia continentale.
Via aria le acque territoriali russe sono coperte dall’aviazione navale. Presso l’aeroporto di Novodyodorovka è dislocato un reggimento navale d’assalto, equipaggiato con caccia Su-24, aerei di ricognizione Su-24MR e caccia Su-30SM di generazione 4++. Presso l’aeroporto Kacha si trovano un reggimento dell’aviazione equipaggiato con aerei anfibi antinave Be-12, aerei da trasporto militare An-26 ed elicotteri di ricognizione e salvataggio Ka-27. Nella zona si trovano anche efficienti mezzi per contrastare gli aerei militari di un potenziale nemico. Sulla penisola è dislocata una divisione di sistemi di difesa contraerea con quartier generale a Sebastopoli, equipaggiati con sistemi missilistici S-400. Alcuni siti sulla costa vengono difesi dai sistemi di difesa contraerea Pantsir-S1.
“Qualora la NATO pensasse di incrementare attivamente la sua presenza nel Mar Nero, questo nostro gruppo può essere facilmente rimpolpato”, spiega a Sputnik Konstantin Sivkov, dottore di ricerca in scienze militari.
“In caso di una reale minaccia è possibile trasferire da altri teatri di guerra sottomarini diesel e navi missilistiche di piccola taglia. Le navi di grande taglia qui non sono necessarie per via delle caratteristiche geografiche della zona. Inoltre, in caso di necessità presso l’aeroporto di Crimea e del Territorio di Krasnodar si può raggruppare in breve tempo l’aviazione navale. Alle truppe costiere possono essere mandati come rinforzi i sistemi Bal e Bastion. Per riequilibrare la situazione, queste misure sarebbero più che sufficienti”.
Un’attività malsana
In maniera regolare entra nella regione anche l’aviazione di ricognizione. La settimana scorsa lungo le frontiere russe nel Mar Nero è passato un aereo di ricognizione elettronica della Marina statunitense ER-3E Aries II decollato dalla base aerea nella Baia di Suda sull’isola greca di Creta. Per alcune ore il velivolo ha volato attorno alla Crimea, si è avvicinato all’ingresso dello Stretto di Krech e ha sorvolato la costa del Territorio di Krasnodar.
Tutte le manovre dell’aviazione militare e delle navi da combattimento straniere nel Mar Nero vengono monitorate dalla Flotta russa del Mar Nero. I soldati perfezionano con regolarità ricerche, inseguimenti e distruzione di bersagli di un eventuale nemico. Proprio pochi giorni fa le motocannoniere missilistiche Ivanovets e R-60 a distanza di 30 miglia nautiche hanno attaccato con missili antinave Moskit dei bersagli che imitavano una flotta di imbarcazioni nemiche. L’avversario è stato affondato.
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