Formalmente nota come “malattia del deperimento cronico del cervo” (CWD) dagli anni ’60 scatena il panico fra scienziati e comuni cittadini. Di questa terribile malattia soffrono cervi e alci: i microbi letteralmente mangiano il cervello di questi nobili animali, portando alla comparsa di segni di grave demenza. Difficoltà motorie, problemi di coordinazione, incapacità di nutrirsi normalmente: tutti questi sintomi progrediscono gradualmente mentre l’organismo allo stremo non muore. Il nuovo studio ha costretto gli scienziati a dare l’allarme: i medici hanno appurato che questa malattia può essere trasmessa all’uomo!
“La malattia dello zombie” può essere diffusa tramite i prioni, proteine patogene che non sono di per sé organismi vivi, ma frammenti di materia organica. Non appena entrano in un organismo sano, scatenano qualcosa di simile a una reazione a catena che costringe le cellule a fondersi e a formare dei conglomerati. Dopo un po’ di tempo il cervello “letteralmente comincia ad assomigliare a un formaggio svizzero”, spiega il biologo evoluzionista Peter Larsen.
Negli animali l’infezione avviene tramite contatto diretto o indiretto con saliva, sangue, urina e altri fluidi corporei dell’infetto. Per questo, per l’uomo è facile infettarsi. A gennaio 2019 la malattia è stata registrata in 24 stati degli USA, in Canada, Norvegia, Finlandia e Corea del sud. Secondo i dati dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie in alcuni luoghi è infetto il 25% degli animali.Ad oggi non è ancora stato registrato alcun caso di infezione dell’uomo, ma si tratta di una semplice casualità. Secondo il nuovo studio pubblicato sulla rivista Emerging Infecious Diseases, i prioni possono influenzare anche l’organismo umano: questo è stato confermato dai test di laboratorio nelle piastre di Petri. I medici dunque invitano tutti a prestare la massima attenzione. Le malattie legate ai prioni hanno già colpito pesantemente l’umanità in passato: l’encefalopatia spongiforme bovina (anche nota come mucca pazza) ha scatenato una vera e propria epidemia negli anni ’90 e le persone continuano a morirne.
Al momento gli esperti invitano i legislatori a investire nella creazione di test per la CWD più efficaci che possano identificare l’infezione in animali vivi, nel terreno e nell’acqua. Il direttore del Centro di studi e di politiche per le patologie infettive Michael Osterholm ha dichiarato che “sarà motivo di vergogna appurare tra 10 anni che dovevamo fare qualcosa nel 2019, ma non l’abbiamo fatto”.
Cliccando sul bottone "Pubblica", conferisce il proprio pieno consenso all'utilizzo dei dati del proprio account Facebook perchè le venga data la possibilità di commentare le notizie sul nostro sito mediante l'utilizzo di questo account. Può consultare nel dettaglio le modalità di utilizzo dei dati nella sezione Informativa sull’utilizzo dei dati personali.
Può ritirare il proprio consenso cancellando tutti i commenti che ha scritto.
Tutti i commenti
Mostra nuovi commenti (0)
In risposta (Mostra commentoNascondi commento)