"Dal 7 febbraio, nelle principali città di Haiti, si svolgono manifestazioni di piazza contro l'intera classe dirigente haitiana, in particolare contro il presidente", ha detto Paraison.
La situazione è venuta a crearsi a causa dell'azione di diversi elementi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la partecipazione di una delle società presidenziali alle macchinazioni dei fondi Petrocaribe (il programma di forniture preferenziali di petrolio dal Venezuela). Un altro elemento importante è stata la svalutazione della valuta nazionale. Oggi, un dollaro americano vale più di 80 gourdes, portando l'inflazione a oltre il 300%.
"Tra le varie forze haitiane, c'è già un certo consenso sul fatto che la via d'uscita da questa situazione sono le dimissione del presidente, che ha perso la fiducia di una parte significativa della popolazione. Gli elettori che lo hanno votato sono inferiori ai 600.000, il che significa che la maggior parte della popolazione si è astenuta dal voto", ha detto l'esperto.
Al momento, Haiti è bloccata. È impossibile persino trasportare persone da una città all'altra e non c'è traffico sull'autostrada internazionale che collega Haiti con la Repubblica Dominicana.
La zona di libero scambio di Haiti viene utilizzata per trasportare jeans, magliette e altri beni destinati alle grandi aziende del mercato americano, e le fabbriche che li producono non possono inviare merci. Tutto questo crea una tremenda pressione sugli uomini d'affari haitiani.
Secondo il membro del comitato democratico haitiano Henri Boisrolin, l'ondata di tensione sociale suggerisce che "il popolo sta scrivendo una nuova storia". Questa è la prima rivolta di questo livello ad Haiti, sia in campagna che nelle città.
"Stiamo assistendo a un grave fallimento del sistema… Più del 70% della popolazione è disoccupata, il reddito pro capite è di circa 800 dollari all'anno, il tasso di analfabetismo è del 70% nelle aree rurali e oltre il 50% nelle città, e non parliamo del sistema educativo e sanitario. E il governo non fa nulla", sostiene Boisrolin.
Egli ha aggiunto che "dal 2010, la comunità internazionale ha ingannato diversi presidenti, e l'attuale presidente Jovenel Moise ha vinto le elezioni guadagnando meno di 500.000 voti su 6,2 milioni di persone nel paese. Ma non la legittimità come presidente".
Boisrolin è certo che il governo di Moise è "supportato dal CoGroup", un'organizzazione che "si è dichiarata amica di Haiti" ed è composta da rappresentanti di Stati Uniti, Canada, Francia, Spagna, Brasile, Unione Europea e OAS.
"Sono loro che decidono cosa fare e dove farlo. Il capo di questo gruppo è l'ambasciatore degli Stati Uniti Michele Sison. Le manifestazioni popolari sono rivolte in particolare contro questo", ha sottolineato l'esperto.
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