Durante nuove ricerche taluni studiosi dello Scripps Institute of Oceanography dell'Università della California a San Diego e del Monterey Bay Aquarium Research Institute hanno scoperto due specie di pesci che vivono in un habitat praticamente privo d'ossigeno.
Già nel 2015 i biologi marini si erano approcciati allo studio di alcune aree molto profonde del Golfo di California. Utilizzarono un robot sotterraneo controllabile a distanza il quale effettuò una serie di immersione a una profondità di più di 1000 metri.Le aree studiate sono fra le più estreme al mondo: lì la concentrazione di ossigeno è di circa 40 volte inferiore agli habitat con poco ossigeno ai quali, si pensava, si potessero abituare i pesci. Di fatto per loro si tratta di "zone morte". Tuttavia, gli esperti hanno scoperto con sorpresa fiorenti comunità di pesci in queste acque.
"Non riuscivo a credere ai miei occhi", ammette Natalya Gallo dello Scripps Institute of Oceanography. "Un habitat privo di ossigeno teoricamente esclude la presenza di pesci, ma lì ve ne erano a centinaia. Ho subito capito che c'era qualcosa di particolare e che questo sfidava la nostra comprensione dei limiti della tolleranza all'ipossia".
La squadra di Gallo ha appurato che i pesci a loro agio in un habitat praticamente privo di ossigeno appartengono a due specie: gli squali Cephalurus cephalus, anche noti come gattucci lecca-lecca, e la Cherublemma emmelas, o brotula nera.
Secondo gli esperti, i pesci estremofili ricorrono a una serie di strategie per far emettere più ossigeno all'ambiente circostante e per diminuire il suo consumo favorendo invece un immagazzinamento più efficace dell'energia.
Si suppone, inoltre, che queste specie si siano adattate a vivere in aree molto profonde per evitare gli attacchi dei predatori. In sostanza, sono quasi gli unici a popolare queste aree inospitali. In habitat a bassa concentrazione di ossigeno gli scienziati oltre ai pesci hanno incontrato anche lumache di mare, stelle marine e altri invertebrati. Ma in queste aree prive di ossigeno il fondo marino sembrava il deserto lunare a detta dei ricercatori.
Le temperature degli oceani in media continuano ad aumentare e questo influisce sulla loro composizione biochimica e, in particolare, sulla concentrazione di ossigeno. Gli esperti stanno profilando i possibili scenari dei futuri cambiamenti climatici e, per farlo, i biologi devono sapere quali specie animali potranno sopravvivere in condizioni così estreme e quali invece sono a rischio di estinzione.
Una descrizione più dettagliata di questo studio è disponibile sulla rivista Ecology.
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