Questa conclusione è stata fatta dagli antropologi che hanno pubblicato un articolo sulla rivista PLoS One.
"Molti colleghi che studiavano l'isola di Pasqua hanno spesso denunciato che nel suo territorio non esistevano quasi più fonti di acqua dolce. Quando abbiamo iniziato a studiare l'idrologia dell'isola, abbiamo osservato che quasi tutte le statue erano dirette verso quelle zone in cui affioravano sorgenti d'acqua. È incredibile che nessuno l'abbia mai notato prima ", ha affermato Carl Lipo, antropologo alla Binghamton University (Stati Uniti).
L'isola di Pasqua è uno dei luoghi più misteriosi della Terra, dove circa duemila anni fa viveva la strana civiltà polinesiana Rapanui, che ha lasciato numerose tracce sotto forma di idoli giganti moai. Come ritenuto ad oggi dagli studiosi, sono statue deificate agli antenati e parenti degli antichi abitanti dell'isola.
Questa civiltà in realtà è scomparsa dall'isola di Pasqua prima dell'arrivo degli europei. Le ragioni sono due: l'esaurimento delle risorse per lo sfruttamento smisurato delle foreste e degli animali e le guerre tra le diverse tribù aborigene.
La completa scomparsa della cultura moai non consente agli archeologi di risolvere uno dei misteri più interessanti di quest'isola: perché i moai ed i loro piedistalli, che gli studiosi oggi chiamano con la parola "ahu", sono stati costruiti solo in punti specifici della costa di questa terra nell'Oceano Pacifico.
Lipo ed i suoi colleghi hanno trovato una risposta inaspettata a questa domanda tracciando mappe uniche sulle risorse dell'isola, dove sono state evidenziate le più importanti risorse naturali, comprese le fonti di pesce, acqua e terreno fertile.
"Inizialmente, la connessione tra acqua e moai non era molto scontata: se si guarda la costa dell'Isola di Pasqua, è difficile supporre che queste statue possano essere associate all'acqua dolce che si forma sulla costa durante le basse maree; d'altra parte, l'analisi della posizione di tutte le statue mostra chiaramente che ci sono sorgenti d'acqua dolce in tutti i punti in cui sono state costruite, anche nelle profondità dell'isola, dove non ci sono non c'è acqua potabile", continua l'antropologo.
Un simile legame tra acqua dolce e statue, come ritengono Lipo ed i suoi colleghi, suggerisce che l'accesso ad essa svolgesse un ruolo molto importante, di fatto avevano una funzione religiosa nella vita degli abitanti dell'Isola di Pasqua. Inoltre, secondo l'antropologo, testimonia la teoria secondo cui le tribù polinesiani non combattevano tra di loro, ma si scambiavano risorse e costruivano insieme gli idoli.
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