"Lo Stato Islamico in Siria non c'è più e è usato come una scusa. Non permetteremo che ci sia un corridoio terroristico. Tre operazioni sono state condotte da noi in Siria, ora sono rimasti ad est dell'Eufrate. Mi rivolgo a chi protegge i terroristi a est dell'Eufrate: commettete un errore, rinunciate a questo", ha detto Erdogan, parlando in un comizio a Kone ripreso dal canale NTV.
Secondo lui, i militari turchi devono "setacciare il territorio della Siria, finché l'ultimo terrorista non sarà neutralizzato" e finché nel paese non si svolgeranno "libere elezioni".
"Possiamo iniziare le operazioni in territorio siriano lungo il nostro confine a 500 chilometri, in qualsiasi momento, in modo da non danneggiare i militari degli Stati Uniti", ha concluso Erdogan.
Per la prima volta della volontà di avviare una nuova operazione contro le forze di autodifesa dei curdi siriani (YPG), il leader turco ne ha riferito mercoledì scorso. A Washington hanno reagito negativamente. Come ha detto a Sputnik il portavoce del Pentagono Shawn Robertson, un'azione unilaterale militare turca nel nord-est della Siria è inaccettabile.
Le differenze tra Ankara e Washington
La Turchia ha ripetutamente accusato gli Stati Uniti della fornitura di armi alle forze di autodifesa dei curdi siriani (YPG), che Ankara considera un'organizzazione terroristica vicina al Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). I militari turchi compiono regolarmente operazioni militari contro i curdi in Siria. L'ultime, "ramo d'ulivo", è stata organizzata lo scorso inverno.
I curdi siriani costituiscono la base delle cosiddette Forze Democratiche siriane (SDF), sostenute dagli Stati Uniti nella lotta contro il raggruppamento dello Stato Islamico. Ci sono territori nell'est e nel nord-est della Siria, che in realtà non obbediscono alla Damasco ufficiale. Ci sono anche unità militari degli Stati Uniti, circa duemila persone. Damasco la definisce un'occupazione. Gli Stati Uniti e i loro alleati dal 2014 compiono in Iraq e in Siria l'operazione contro lo Stato Islamico e in Siria operano senza il permesso delle autorità del paese.
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