Oggi a Washington si apre la conferenza annuale dell'Unione americana di geofisica. Per l'inaugurazione dell'incontro i geofisici del Deep Carbon Observatory hanno preparato una sorpresa sensazionale: hanno reso noto le ultime scoperte legate all'ecosistema del nucleo terrestre. Secondo le stime dei ricercatori, l'intera massa di creature viventi al di sotto della superficie dei continenti e del fondo oceanico peserebbe tra le 15 e le 23 gigatonnellate di carbonio. Si confronti: la massa dei microbi superficiali è stimata in tutto a 80 gigatonnellate, mentre quella dell'umanità a 0,06 gigatonnellate.
La sensazionale comunicazione dei geofisici in realtà si basa su risultati scientifici già pubblicati, ma che hanno indotto solo ora ad avere un quadro più completo della biosfera sotterranea.
Le comunità di microbi sul fondo oceanico sono state descritte alcuni anni fa, ma una stima precisa della popolazione di microbi del nucleo si aggira intorno ai 1029 cellule, come affermato nel recente studio di Cara Magnabosco del Centro di biologia computazionale presso l'Istituto Flatiron di New York.
Il Deep Carbon Observatory è stato creato circa 10 anni fa e riunisce più di 300 ricercatori provenienti da 34 Paesi del mondo. I dati su cui si basano le stime degli studiosi sono stati ottenuti in seguito alla trivellazione della crosta terrestre in più di 100 punti su diversi continenti e in seguito a quella del fondo oceanico. Sono stati trovati organismi viventi fino a una profondità di 5 km sotto la terraferma e fino a 10 km sotto la superficie oceanica.Secondo i ricercatori, sottoterra vivrebbe fino al 70% di tutte le specie di microbi della Terra. Fra loro alcune prevalgono per diffusione: infatti, alcune sono state rintracciate sotto a tutti i continenti. Rimane, tuttavia, irrisolta una questione: come hanno fatto questi microbi a diffondersi nel nucleo e su tutti e 5 i continenti? Si muovono in profondità oppure penetrano attraverso le fessure superficiali? E un'altra domanda: questi organismi sono i discendenti delle più arcaiche forme di vita nate ed evolutesi in profondità oppure sono derivati da specie superficiali?
L'importanza della scoperta può essere compresa leggendo lo studio pubblicato quest'estate sulla rivista Nature. Nell'articolo vengono analizzate le conseguenze delle iniezioni di CO2 nel nucleo (una delle tecnologie della geoingegneria sulla quale si ripongono grandi speranze per ridurre la concentrazione di gas a effetto serra nell'atmosfera. Tuttavia, è stato chiarito che il biota sotterraneo reagisce alle iniezioni di CO2 riproducendosi in modo brusco. In tal modo, l'aumento di massa blocca le vie di diffusione del gas all'interno delle fratture geologiche.
I geofisici hanno reso nota la loro scoperta nei giorni in cui sulla superficie di Marte è stata avviata l'attività della sonda InSight il cui compito, tra l'altro, è la trivellazione profonda delle rocce marziane a caccia di tracce di vita marziana. I risultati ottenuti confermano che anche sul nostro pianeta potrebbe esistere un'enorme massa di organismi sotterranei che non si manifestano sulla superficie e non avevano finora attirato l'attenzione degli scienziati. Ciò significa che non va esclusa la presenza di un biota collocato nelle profondità dei corpi celesti del Sistema solare e, in particolare, di quelli terrestri.
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