Il ciclone extratropicale è un uragano che si forma nelle zone temperate o che vi arriva dai tropici. Nell'emisfero settentrionale il loro numero varia da alcune centinaia a alcune migliaia ogni anno. La velocità del vento in un ciclone extratropicale è solitamente inferiore rispetto a quella dei cicloni tropicali (anche se vi sono eccezioni), ma nonostante ciò questo ciclone porta con sé quasi sempre un'enorme quantità di acqua piovana.
Finché la velocità del vento è elevata questo non accade, ma, basta che il ciclone passi dall'oceano alla terraferma perché la sua potenza cominci a diminuire rapidamente. Il vento si placa, ma comincia a piovere molto forte.
In Europa in questo modo sono spesso colpite le Isole britanniche. Grandi inondazioni si sono verificate nel Somerset tra il 2013 e il 2014, in Cumbria nel 2015 e nel Gloucestershire nel 2007.
Nel nuovo studio gli scienziati hanno analizzato il comportamento dei cicloni attuali e futuri mediante i metodi più all'avanguardia di previsione degli eventi meteorologici. L'équipe è riuscita a determinare mutazioni di frequenza e intensità di questi cicloni extratropicali con una precisione maggiore di quella delle precedenti ricerche.È stato rilevato che, se il riscaldamento globale continuerà ai ritmi attuali, entro la fine di questo secolo la frequenza di cicloni forti responsabili di inondazioni triplicherà nell'Atlantico settentrionale. Oltre all'Europa ad essere minacciate sono anche le regioni costiere degli Stati Uniti orientali.
Come ha affermato uno degli autori dello studio, Matt Hawcroft: "A causa della loro difficoltà le previsioni climatiche a livello regionale sono caratterizzato da un ampio margine di errore. È importante essere in grado di distinguere le informazioni affidabili quando possibile. Ma, indipendentemente da queste difficoltà, possiamo fare previsioni coerenti riguardo alle maggiori mutazioni climatiche".
Lo studio è stato pubblicato dalla rivista Environmentale Research Letters martedì 27 novembre 2018.
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