Caracas denuncia la crescente impossibilità riscontrata dagli imprenditori e dal settore pubblico venezuelano nel poter svolgere le loro operazioni in dollari — acquisti internazionali, pagamento di titoli —, a fronte delle sanzioni e del blocco economico ordinate dal governo degli Stati Uniti.
Esiste una "proibizione illegale, arbitraria, contraria al diritto internazionale dell'uso del dollaro nel mercato dei cambi"; ha detto il vicepresidente citato da "Union Radio".
Un piano che ha tra i suoi assi portanti la creazione e l'impulso del "petro", la moneta virtuale agganciata alle riserve di idrocarburi nazionali. Al contrario di altre valute virtuali, il petro deve il suo valore a un bene fisico come i 5,342 miliardi di barili di petrolio del campo 1 del blocco Ayacucho, nella Faglia petrolifera dell'Orinoco. La sua quotazione è agganciata a quella del prezzo del petrolio. A inizio ottobre la divisa virtuale è divenuta ufficialmente "unità di cambio" e moneta valida per le "transazioni nazionali e internazionali".Dal 5 novembre la criptomoneta potrà inoltre essere acquistata con la divisa nazionale, il Bolivar sovrano. L'idea è quella di poggiare l'economia nazionale sull'enorme ricchezza petrolifera di cui dispone il paese, nel tentativo da una parte di "rompere l'accerchiamento finanziario che si è cercato di imporre al popolo venezuelano" tramite le sanzioni economiche, e dall'altra di contenere la perdita di valore delle divise tradizionali.
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