Come hanno chiarito dal Ministero russo dell'Energia, l'esportazione in franchigia di prodotti petroliferi verso la Bielorussia non è conveniente: Minsk soddisfa l'intero suo fabbisogno di prodotti petroliferi grazie alla raffinazione di petrolio russo. E quello che rimane dalla raffinazione Minsk non lo spreca di certo, ma lo rivende alla vicina Ucraina guadagnando così miliardi di dollari. Gli osservatori ritengono che i volumi di riesportazione abbiano raggiunto livelli tali che Mosca non può più far finta di niente.
Più del necessario

Per quanto riguarda, invece, la benzina, il gasolio e la nafta si prevedono più o meno livelli prossimi allo zero.
In 7 mesi quest'anno i bielorussi hanno importato 2,3 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi dalla Russia per un totale di più di 900 milioni di dollari. Chiaramente, il reale fabbisogno della Bielorussia è molto inferiore. Si consideri che 5 anni fa le importazioni di prodotti petroliferi russi non superavano le 90.000 tonnellate.
Tutto quello che la Bielorussia non utilizza, viene riesportato principalmente in Ucraina.
I bielorussi non sono contenti

I bielorussi non sono d'accordo con questa posizione. Ad agosto il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko in un'intervista rilasciata al canale televisivo Belarus-1 ha dichiarato di non capire i rimproveri dovuti al fatto che le società bielorusse comprano prodotti petroliferi grezzi dalla Russia, li raffinano in Bielorussia e poi li rivendono sui mercati esteri. Il capo di stato ha aggiunto che non si tratta di una pratica nuova. Secondo lui, inoltre, i prodotti grezzi sono scarti della raffinazione del petrolio invenduti in Russia, per la raffinazione dei quali la Bielorussia "guadagna qualche centesimo".
Il buon vicinato
Non si tratta di centesimi, però. Negli ultimi anni i volumi di queste forniture sono cresciuti esponenzialmente. Gli economisti bielorussi hanno calcolato che con la riesportazione di prodotti petroliferi russi la Bielorussia ha guadagnato fino al 5% del suo PIL.
"I popoli russo, ucraino e bielorusso sono sempre stati uniti dalla perspicacia nonostante le divergenze. Questa volta la prontezza d'ingegno degli ucraini è consistita nel capire che la Bielorussia poteva essere un canale comodo e conveniente per le riesportazioni", osserva Aleksey Gromov, direttore del dipartimento Energia presso l'Istituto di energia e finanze.

"Questa è una ragionevole misura preventiva, non possiamo aiutare un'altra nazione e al contempo danneggiare noi stessi. Gli ucraini possono comprare il petrolio altrove se non vogliono comprarlo direttamente dalla Russia. La perdita di ingenti somme si è fatta sentire e ignorarla sarebbe controproducente", aggiunge l'analista indipendente Dmitry Adamidov.
Si pagherà di più

Il deficit fisico chiaramente non è un problema per gli ucraini perché sul mercato ci sono prodotti petroliferi a sufficienza. Il fatto è che, a differenza delle forniture in franchigia da Minsk all'interno dell'Unione doganale, le forniture da altre fonti costeranno di più: si pagherà il prezzo di mercato.
Gli economisti non escludono che a sostituire le forniture bielorusse ci proveranno i suoi più vicini concorrenti come il Kazakistan o l'Europa.
"L'Ucraina compra gas dall'Europa al 10-15% in più rispetto al gas russo e lo stesso accade con i prodotti petroliferi", sostiene Aleksey Gromov.
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