I ricercatori hanno analizzato 123 volontari che nel corso di 16 anni hanno riferito il loro stato di salute e hanno fatto tomografie a emissione di positroni del cervello.
Si è riscontrato che i volontari che si sono lamentati di sonnolenza diurna, sono stati quasi tre volte più inclini al rilascio della proteina beta-amiloide cerebrale, vale a dire il peptide Ap42, che è considerato uno dei principali fattori che causano la malattia di Alzheimer.
Secondo Adam Spear, uno degli autori dello studio, gli scienziati risultati suggeriscono una relazione tra disturbi del sonno e lo sviluppo della malattia di Alzheimer. Lo scienziato ha aggiunto che questo conferma solo l'ipotesi che il poco sonno possa contribuire allo sviluppo della malattia.
Poiché attualmente non esistono metodi per il trattamento del morbo di Alzheimer, è necessario migliorare le modalità di prevenzione della malattia, trattando anche i disturbi del sonno, ha concluso Spear.
Si ritiene che la malattia di Alzheimer derivi dall'accumulo nei neuroni di una sostanza patogena, la proteina beta-amiloide. Si forma dagli scarti della proteina APP, che partecipa alla riparazione dei neuroni danneggiati e alla formazione di legami tra di loro. I disturbi nella lavorazione delle molecole di questa proteina portano alla comparsa di placche di beta-amiloide e alla distruzione delle cellule nervose.
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