Gli ultravioletti colpiscono la pelle e il DNA
I raggi ultravioletti di tipo C, i più pericolosi per le cellule umane, sono assorbiti dallo strato di ozono e non riescono a raggiungere la superficie terrestre. Gli altri due tipi di raggi ultravioletti, l'A e il B (onde lunghe e medie), oltrepassano l'atmosfera e colpiscono tutti gli esseri viventi.
La dose più massiccia di raggi ultravioletti viene assorbita dalla pelle. I raggi attivano nelle molecole biologiche delle reazioni fotochimiche in seguito alle quali si vengono a creare molti radicali liberi. Questi sono molecole instabili che creano legami chimici con altri composti all'interno della cellula.I raggi di tipo A vengono trasformati in radicali liberi della molecola di collagene, cioè la proteina responsabile dell'elasticità della pelle. Le proteine aggressive si legano le une alle altre creando all'interno delle cellule residui di collagene. Sulla pelle compaiono rughe e la persona comincia ad invecchiare prima del tempo.
Quando i raggi UV vanno a toccare la molecola di DNA e la trasformano in un radicale libero, si verificano delle alterazioni nel codice genetico cellulare. Le "lettere del DNA" si legano in modo scorretto: ad esempio, la timina con la timina e la citosina con la citosina. Nell'organismo vi sono fermenti speciali in grado di ripristinare questi danni: rimuovere le parti di molecola danneggiate e ripristinarle con l'aiuto di un filamento di DNA complementare. Ma se si passa troppo tempo al sole, ci saranno sempre più danni. Ciò vuol dire che i fermenti non riusciranno a ripristinare le cellule danneggiate dalle quali con il tempo andranno a formarsi tumori maligni.
Non di sola crema solare…
"Sfortunatamente negli ultimi anni tutte le tipologie di tumore cutaneo, fra cui il melanoma, si sono presentate prima del previsto. Prima il carcinoma epidermoide e il basalioma si riscontravano prevalentemente fra pazienti anziani, ma oggi la situazione è cambiata. Chiaramente è in parte legato alla moda: un corpo abbronzato viene associato alla giovinezza, alla bellezza e al successo. Ma in realtà un'abbronzatura eccessiva vi porta diretti dall'oncologo", spiega a Sputnik Olga Olisova, direttrice della cattedra di malattie cutanee e veneree presso la First Moscow State Medical University.
Secondo Olisova i raggi UV di tipo A hanno effetti distruttivi sulla pelle. Si tratta di onde lunghe che raggiungono la superficie terrestre anche quando ci sono le nuvole. Penetrano negli strati più profondi dell'epidermide e del derma danneggiando le molecole biologiche. Questi raggi sono responsabili anche dell'invecchiamento fotoindotto.
I raggi UV di tipo B che provocano bruciature visibili vengono bloccati dall'epidermide.Il principale e per ora unico mezzo da impiegare contro i dannosi raggi UV oltre all'indossare vestiti sono le creme solari che proteggono da entrambe le tipologie di raggi. La formulazione ottimale delle creme solari è in proporzione di 3 filtri contro gli UV B a 1 filtro contro gli UV A.
Il fattore di protezione solare, SPF, che viene attribuito alle creme, indica la dose di ultravioletti che oltrepassano la protezione e scatenano gli eritemi (rossori).
"È importante che il fattore di protezione solare sia maggiore di 10 e chi ha la pelle molto bianca dovrebbe usare direttamente una crema con fattore 50. La crema va comprata solo in farmacia. Vi sono ottime creme prodotte in Russia", precisa Olisova.
Una protezione poco ecologica
La crema solare assorbe i raggi UV o li disperde. Nel primo caso la crema contiene filtri organici che penetrano nella pelle e trasformano l'energia solare in energia termica. Nel secondo caso, invece, la crema contiene particelle inorganiche solide che rimangono sulla superficie cutanea e riflettono i raggi UV.Alcuni filtri come l'ossibenzone e octilmetossicinnamato, sono considerati pericolosi e cancerogeni non solo per l'uomo. Ad esempio, alle Hawaii si prevede di vietare l'uso di creme solari contenenti queste sostanze. Secondo gli studiosi provocano danni genetici ai coralli e ad altri organismi marini.
"Di norma le sostanze presenti nelle creme solari sono innocue, ma nessuno ha mai studiato quale sia il loro impatto sull'ambiente. Quando, dopo esservi spalmati la crema, entrate in una piscina con acqua clorata, sulla vostra pelle si scatena immediatamente una reazione chimica", spiega Albert Lebedev, professore della facoltà di chimica presso l'Università Statale di Mosca.
Lebedev e i suoi colleghi hanno dimostrato che le creme solari con avobenzone possono essere dannose per l'uomo poiché in soluzione acquosa questa sostanza si decompone in composti chimici dannosi."Tramite l'interazione con acqua clorata e con i raggi UV l'avobenzone si decompone formando circa 20 composti organici. I più tossici fra questi sono i fenoli e gli acetofenoni. I primi possono alterare l'attività del sistema endocrino, i secondi (in particolare il cloroacetofenone) rientrano nel gruppo dei gas lacrimogeni che la polizia impiega per disperdere grandi gruppi di persone", spiega il professore.
Tuttavia, non vale la pena rinunciare alle creme solari. La cosa più importante è non fare il bagno in una piscina con acqua clorata una volta spalmata la crema.
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