La sconfitta dell'ISIS nella Siria orientale non ha risolto il problema del terrorismo e ha elevato il livello della violenza, nota la pubblicazione riferendosi al presunto attacco chimico di Douma.
"L'uso deliberato di cloro e di sarin contro i civili senza alcuno scopo militare ha ampliato i confini del terrore", afferma il giornale.
In questo caso, le misure di risposta degli Stati Uniti e dei loro alleati sono assolutamente legittime.
Tuttavia, lo scontro militare in Siria sta diventando più diretto, continua la pubblicazione. Dopo la cattura di Afrin, la Turchia sta per inviare le proprie truppe a Manbij, protetta dai ribelli curdi, così come dai soldati americani e francesi. Israele sta anche attaccando l'Iran in Siria. E per la prima volta dall'inizio della guerra fredda gli Stati Uniti durante il bombardamento di Deir ez-Zor "hanno ucciso circa 200 soldati russi", dice l'autore.
La dinamica dello sviluppo di questa guerra è già fuori controllo, afferma la pubblicazione. Sono sorte due singolari alleanze simili a quelle che esistevano in Europa nel 1914. Da un lato, Israele, Egitto e Arabia Saudita sostenuti dagli Stati Uniti;dall'altro Siria, Iran e Turchia appoggiati dalla Russia. Per la pubblicazione si tratta di un passo verso una nuova guerra fredda tra Mosca e Washington.
Il conflitto siriano rappresenta una seria sfida per il sistema internazionale, per gli Stati Uniti e l'Europa.
L'Europa teme che gli Stati Uniti perderanno il proprio ruolo di leader, continua la pubblicazione. E poi gli europei dovranno affrontare una situazione in cui i loro problemi di sicurezza saranno risolti in Medio Oriente e in Russia. Solo la Francia in questo momento è l'unica che può alzare la testa, ma non possiede le necessarie risorse militari e le risorse per la realizzazione di una strategia globale.
La "guerra senza confini" in Siria ha dimostrato ancora una volta agli europei che una forza militare non è sufficiente per fermare la violenza. Senza una buona difesa e sovranità è impossibile garantire la sicurezza.
"Invece di parlare costantemente di sicurezza in Europa, dobbiamo finalmente garantirla", conclude l'autore.
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