Nel meccanismo congiunto per indagare sugli attacchi con armi chimiche c'è un dettaglio chiave: nei sei mesi delle indagini per comprendere chi esattamente nell'aprile di quest'anno ha usato armi chimiche a Khan Sheykhun, nessuno degli investigatori ha mai visitato fisicamente il luogo interessato. Il capo della commissione, che ha segnalato le conclusioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, non può non riconoscerlo.
"Era troppo pericoloso andare sul posto, ci sono ancora combattimenti in corso" ha detto Edmond Mulet, il capo della commissione congiunta per indagare l'uso di armi chimiche.
Tuttavia, ciò non ha inciso sulla conclusione finale. Essa coincide totalmente con l'opinione che gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno espresso il giorno dopo l'incidente. Il colpevole è Damasco e subito gli USA hanno colpito la base aerea di Shayrat con dei missili Tomahawk. E dunque Mulet e il rappresentante permanente degli Stati Uniti Nikki Haley vogliono lavorare sulla questione per almeno altri due anni. Il mandato della commissione scade in 9 giorni.
"È arrivato il momento che il Consiglio proroghi all'unanimità il mandato della Commissione, in modo da mantenere il suo importante lavoro per almeno un altro anno. Chiunque interferisca con il raggiungimento di questo obiettivo aiuta chi ha usato le armi chimiche in Siria" ha affermato Nikki Haley, rappresentante permanente statunitense presso le Nazioni Unite.
La Russia non poteva essere d'accordo con tali dichiarazioni. Dopo tutto gli investigatori professionali di solito non si fidano delle dichiarazioni di qualcun altro, ma solo dei propri occhi, raccogliendo personalmente le prove.
"La missione non è stata in grado di ottenere prove chiave. Tutte le conclusioni del suo lavoro sono basate su prove circostanziali, la maggior parte delle quali sono state fornite dall'opposizione e totalmente di per sé compromesse da organismi non governativi, come ad esempio i Caschi Bianchi, i quali sono strettamente legati ai terroristi di Al-Nusra ha dichiarato Vladimir Safronkov, il vice rappresentante permanente della Russia presso l'ONU.
La condizione delle vittime ovviamente non corrisponde alla reazione del corpo umano al gas sarin; la strana forma del cratere, non sembra provocata da una la bomba aeronautica, i frammenti provocati dalla deflagrazione, per inciso, non sono stati trovati; ovviamente, non è adatto per la traiettoria di un bombardamento di un Su-22 siriano rilevato dal radar degli Stati Uniti; un elenco di incongruenze, che nella relazione vengono attenuate senza riuscirci.
"La collezione di errori grossolani nel meccanismo di indagine ha portato al fatto che la relazione finale del commissione è stata rilasciato il 26 ottobre e le sue conclusioni non reggono ad un esame attento. Non è un caso che il testo, compresa la parte dell'analisi su ciò che è accaduto a Khan Shaykhun, sia pieno di parole ambigue come possibile, probabile, possiamo supporre, probabile. Caro signor Mulet, è davvero questa la terminologia accettabile per parlare di una questione così seria? non sarebbe meglio un rapporto onesto al Consiglio di sicurezza per condurre un'indagine completa?" ha affermato il vice rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite Vladimir Safronkov.
Tuttavia, non avrebbe potuto essere altrimenti. La commissione vede tra le sue posizioni più importanti i rappresentanti delle commissioni di quei paesi che considerano Damasco colpevole. Per correggere questo squilibrio si richiede di applicare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza preparata dai diplomatici russi. Il primo passo richiede degli esperti di andare a Khan Sheykhun per condurre un'indagine sul posto. La Cina ha già espresso il sostegno al testo proposto dalla Russia.
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