Nell'Unione Sovietica gli adulti non discutevano mai dei leader del paese con i loro figli. Era chiaro che lo stato è governato da gente malvagia, asservita ad una ideologia nella quale non credeva nessuno — scrive Mikhail Iossel sul New Yorker. Gli adulti, nottetempo, cercavano di ascoltare le "voci dei nemici" di BBC, Deutsche Welle e Voice of America. Mentre i ragazzini crescevano nei ranghi della Komsomol, grazie alla quale potevano entrare all'università.
L'autore scrive che i ragazzini sapevano che il paese era governato da "un pugno di vecchi degenerati" ma non ci facevano caso, perché dal 1917 era nell'ordine delle cose. A loro volta i professori solo gli imponevano le formule ideologicamente corrette e l'amore immenso per i leader del paese.
Alcuni riuscivano ad emigrare, ma la maggior parte dei russi dovevano accettare la situazione: "tacere il più possibile".
Alcuni di questi tratti Iossel li vede anche nella vita degli americani moderni. Secondo lui, i ragazzini americani sono educati al rispetto per il presidente anche se i loro genitori lo considerano un "idiota".
Nel suo articolo Iossel si scaglia contro la presidenza di Donald Trump, definendola l'incarnazione dello stile sovietico, quando un paese è governato "dalla peggiore razza di persone: irragionevoli, ignoranti, avide, indifferenti in modo disastroso". Adesso è arrivato il momento di avvisare i ragazzini sul pericolo che porta Trump alla democazia americana. "Benvenuti nel mondo delle preoccupazioni sovietiche", sottolinea l'autore.
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