La NATO ha criticato il programma nucleare russo ed ha accusato Vladimir Putin di violare il Trattato del 1987 sull'eliminazione dei missili a medio e corto raggio. Secondo l'accordo, alla Russia è proibito possedere missili a corto e medio raggio, nonché missili da crociera con una gittata da 500 km a 5.500 km. Questa violazione ha causato notevole preoccupazione nella NATO, scrive la pubblicazione.
Per questo motivo, sostiene l'autore dell'articolo, la NATO ha inviato ai suoi membri un documento riservato intitolato "Che cosa sarebbe successo se…", che elenca 39 varianti dello sviluppo degli eventi. Alcuni di loro hanno conseguenze di grande portata come, per esempio, il rafforzamento del potenziale nucleare della NATO allo scopo di "intimidazione". L'elenco fornisce anche raccomandazioni sulla localizzazione dei sistemi di allarme rapido, il rafforzamento della difesa anti-sommergibile e l'uso più frequente dei bombardieri B-2 e B-52 in Europa. Il documento suggerisce inoltre di aumentare la disponibilità degli aerei che possono essere armati di bombe nucleari.
Allo stesso tempo il documento respinge chiaramente l'opportunità di introdurre nuove sanzioni ed esprime opinioni su come coinvolgere la Russia nei negoziati. La NATO, si legge nell'articolo, ha invitato la Russia a "affrontare in modo costruttivo questo problema chiave".
Il trattato sull'eliminazione dei missili a corto e medio raggio è ancora considerato un "passo avanti nel controllo delle armi", sottolinea il quotidiano. Gli Stati Uniti sono convinti che Mosca ha cominciato a violare il trattato già nel 2008. La Russia, a sua volta, accusa gli Stati Uniti della medesima colpa. "Questa crisi si verifica in un momento pericoloso. Sia la Russia che gli Stati Uniti hanno riferito che intendono modernizzare le loro armi nucleari. Vladimir Putin lo ha dichiarato in connessione con la questione della Crimea, mentre Donald Trump in connessione con la Corea del Nord", conclude la Süddeutsche Zeitung.
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