Dopo 12 anni di trattative infruttuose il governo turco finge ancora di credere all'ingresso nell'EU. Però dietro le quinte la questione è considerata già decisa, si legge nell'articolo. "Sia dalla parte turca che della parte europea tutti capiscono che è un progetto che non funziona già da qualche anno, però nessuno vuole prendersi la responsabilità di dichiararlo apertamente. Perché nessuno può dire cosa succederà dopo", considera il politologo turco Soli Özel.
Sembrava che il 24 agosto il capo della diplomazia tedesca Sigmar Gabriel avesse dissipato ogni dubbio: "È chiaro che nella condizione in cui versa la Turchia oggi non diventerà mai un membro dell'UE… perché il governo turco e Erdogan si allontanano velocemente da tutto quello che difende l'Europa".
In questa situazione il presidente Recep Tayyip Erdogan volge lo sguardo ad Oriente e all'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai diretta dalla Russia e la Cina, scrive il giornalista.
Secondo Sinan Ülgen, direttore esecutivo del Centro degli studi economici e politici di Istanbul, è "un progetto impensabile". "Per la Turchia non c'è nessuna alternativa economica. Non è possibile se guardiamo il grado della dipendenza reciproca con l'UE che presenta il 50% dei canali dello smercio dell'esportazione turca e il 70% degli investimenti diretti in Turchia", ha detto.
Per la sua politica nel settore della sicurezza Ankara per alcuni mesi è stata accusata di aver abbandonato i suoi alleati tradizionali, in particolare la NATO. Solo in un anno il potere esecutivo turco ha fatto veramente molto per il ravvicinamento diplomatico con la Russia e l'Iran, causando una forte preoccupazione nell'alleanza nordatlantica e soprattutto negli USA. Questo ravvicinamento ha consentito ad Ankara di influire di nuovo nel dossier siriano, dove Teheran e Mosca hanno un ruolo decisivo insieme con Bashar Assad, e anche di partecipare nelle trattative della regolarizzazione del conflitto, scrive il giornalista.
"Innanzitutto la Turchia cerca di mandare un messaggio sulle sue delusioni riguardo i partner tradizionaie, per esempio gli USA (che appoggiano in Siria e Iraq le sezioni militari legate al Partito dei Lavoratori del Kurdistan per la lotta contro lo Stato Islamico). Si parla non di una svolta strategica ma della cooperazione pragmatica e temporanea", suppone Sinan Ülgen. Egli crede che "la Turchia non potrà trovare la sostituzione all'appoggio e alla solidarietà da parte della NATO".
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