I leader francesi terminano i propri mandati con delle percentuali di approvazione bassissimi e nessuno di essi vede una nuova strada per la soluzione di problemi oramai irrisolti da anni, scrive l'Atlantico. Sarebbe a dire che non dovrebbe fare affidamento sui ricordi di amicizia tra Francia e USA, e che dovrebbe "prendere in considerazione quella grande ristrutturazione geopolitica, che caratterizza l'inizio del XXI secolo, e agire di conseguenza".
Adesso è necessario guardare dalla parte della Russa e dell'Asia, è "proprio li che si deciderà il futuro economico dell'Unione Europea". Secondo la testata, Benjamin Disraeli, il noto politico britannico del XIX, avrebbe dato questo consiglio ai politici francesi. Il politico britannico riuscì a tirare fuori il proprio paese da una crisi politica e a portarlo di nuovo tra la comunità delle potenze europee. Proprio lui nel 1878 ad esempio "ancora una volta salvò l'equilibrio di potere impedendo alla Russia di trattare con l'Impero Ottomano".
"Il signor Trump non può fare nulla per l'euro" scrive l'autore dell'articolo impersonando di Disraeli. Al contrario per mantenere il ruolo del dollaro come riserva valutaria internazionale il presidente americano dovrà sperare nell'indebolimento della valuta europea. Mentre altri paesi come Russia e Cina sono interessati all'Euro, il quale gli aiuta a differenziare le proprie riserve valutarie. È possibile stimolare gli investimenti nell'economia europea, ma l'Europa stessa potrebbe investire nei propri progetti: ad esempio, nella costruzione di una "Nuova via della seta".
"Confesso che, se fossi nel governo francese, io sognerei di più nella rinascita della Russia, nella crescita dell'Iran, nel ristabilimento dell'Asia centrale e al destino della Cina, piuttosto che alla falsa apertura degli Stati Uniti, che tutti conosciamo bene" scrive l'immaginario Disraeli. Secondo lui gli USA conservano un fascino grazie alla loro crescita, ma già stanno finendo nella crisi dell'imperialismo. Così, egli osserva, che la Cina presto supererà gli Stati Uniti nell'innovazione, e che è più interessante seguire la rinascita della società civile iraniana invece "di leggere l'ennesima notizia sul Russiagate", e che oggi è meglio studiare la diplomazia a Mosca, Pechino e Seoul, piuttosto che presso il Dipartimento di stato americano.
"Il futuro della Francia non dipende dalle strette di mano tra Macron e Trump" ritiene l'autore. Egli consiglia di istruire la gioventù con le caratteristiche dei paesi di cui in Francia si sa ancora poco, e non sono solo Russia, Cina e Iran, ma anche Turchia, Kazakistan e così via. E dunque l'Europa non sarà una "piccola sporgenza dell'Asia" ma un anello indispensabile nella finestra del dialogo tra Asia e Africa, scrive Atlantico.fr.
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