Lo riferisce il quotidiano Izvestia. La polizia ceca, in collaborazione con l'FBI degli USA, ha arrestato Nikulin a Praga il 5 ottobre 2016, è accusato dalle autorità giudiziarie americane di accesso illegale ai dati dei social network LinkedIn e ai server di Dropbox e Formspring.
Un mandato di arresto contro Nikulin è stato rilasciato il 10 novembre 2016 anche dal tribunale Koptevskij di Mosca, con l'accusa di furto di 3450 dollari dal sistema elettronico di pagamento Webmoney. Il ministero della giustizia ceco ha ricevuto il 22 novembre una richiesta di rilascio del cittadino russo da Mosca e da Washington. A maggio di quest'anno la corte ceca ha stabilito che Nikulin può essere estradato in Russia ma anche trasferito in USA. L'imputato ha protestato contro la decisione della corte per la sua possibile estradizione negli USA. Di questa vicenda adesso si occuperà la corte Suprema della Repubblica Ceca.
Come scrive Makeev, uno degli agenti dell'FBI gli ha proposto di accettare l'estradizione negli Stati Uniti e poi, attraverso i media, di riferire di aver compromesso la campagna elettorale americana, dichiarando la sua partecipazione alla violazione del server del Partito Democratico. "Per questo spergiuro gli era stata promessa la fine del perseguimento penale, una ricompensa e la cittadinanza americana" scrive nella lettera l'avvocato a Trump.
Come ha detto al giornale Makeev, hanno tentato di demolire psicologicamente il suo cliente, per farlo arrendere all'accordo dell'intelligence americana. In particolare, l'hanno spaventato con il movimento limitato e l'impossibilità di effettuare chiamate ai parenti, secondo le regole stabilite dal centro di detenzione.
A sua volta, l'avvocato ceco di Nikulin, Martin Sadilek, ha detto al giornale che la difesa sta cercando di evitare il rilascio del cittadino russo agli USA.
"Gli americani non hanno ancora fornito prove concrete sul caso. Inoltre, la corte ceca deve prendere in considerazione che negli USA il russo rischia 54 anni di reclusione. In Repubblica Ceca per lo stesso reato il massimo è otto anni".
Accuse contro gli "hacker russi" periodicamente appaiono sulle labbra dei politici occidentali, che, tuttavia, non forniscono alcuna prova. Di solito, queste accuse sono associate al presunto intervento in elezione. Simili dichiarazioni sono state fatte dai rappresentanti del Partito Democratico USA, che ha perso le elezioni presidenziali, e anche dal neo eletto presidente Emmanuel Macron.
La Russia ha ripetutamente smentito le accuse dei servizi segreti americani del tentativo di influenza, il portavoce del presidente russo Dmitry Peskov le ha definite "assolutamente infondate". Il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov, parlando del presunto intervento nelle elezione americane, francesi e tedesche, ha detto che non ci sono prove a sostegno di questa ipotesi.
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