L'obiezione di Washington sul progetto giapponese di esplorazione petrolifera in Estremo Oriente prova che il Tesoro degli Stati Uniti sostiene le sanzioni, malgrado alcune aziende internazionali continuano a fare affari con i produttori energetici russi.
Alla fine dello scorso anno, nell'ambito dei negoziati fra il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro giapponese Shinzo Abe, Rosneft e un consorzio di aziende giapponesi formato da Marubeni Corporation, Japan Oil, JOGMEC e Inpex Corporation hanno firmato un accordo di cooperazione nell'esplorazione, lo sviluppo e la produzione di idrocarburi nella zona russa del Mar del Giappone. Mosca e Tokyo hanno inoltre confermato l'interesse reciproco nel progetto di costruzione del gasdotto Sakhalin — Hokkaido.
Stando alle fonti, l'obiezione degli Stati Uniti si basa sul principio che gli alleati del G7 non dovrebbero ignorare le sanzioni, consentendo alle loro aziende di prendere parte a progetti per i quali agli Stati Uniti è proibito lavorare. La posizione di Tokyo è che il progetto di Rosneft non è in contrasto con le sanzioni, in quanto il consorzio giapponese non è in competizione con le società statunitensi.
Il Ministero dell'Economia, del Commercio e dell'Industria del Giappone, e il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti non hanno rilasciato commenti.
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