"Il comportamento della Corea del Nord può sembrare irrazionale, ma il regime di Kim compie le logiche azioni necessarie alla sopravvivenza" dice l'autore. In Occidente piace pensare che Kim Jong-Un sia pazzo, minaccia gli USA con la guerra nucleare, giustizia generali indesiderati e spende ingenti somme per lo sviluppo di armi nucleari sullo sfondo di un modello economico insostenibile.
"Per capire la guida della Corea del Nord questo approccio non è corretto. Per capire lo sviluppo della politica di Pyongyang è un disastro" dice l'esperto, che descrive il leader come un "integralista razionalista", il cui scopo è impedire che la sua famiglia perda il potere. Considerarlo il "pazzo con armi nucleari" non solo è ingiusto, ma anche pericoloso, dice l'esperto.
Gli ultimi 25 anni sono stati difficili per i dirigenti di Pyongyang, hanno dovuto avere a che fare con fame di massa, perdita di tutti gli alleati, tranne la meno flessibile Cina. Hanno lottato contro le superpotenze, come gli USA e hanno mantenuto il potere, osserva l'autore, che elenca le tre principali minacce che deve affrontare Kim Jong. La prima è un possibile attacco dall'estero. La dura lezione per la Corea del Nord in questo senso, ricorda l'autore, è diventata la Libia, che nel 2003 ha abbandonato il programma nucleare promosso dall'Occidente, e dove poi è arrivata la guerra e la morte di Muammar Gheddafi.
Dieci anni fa gli americani, dopo l'accordo con la Libia per il disarmo nucleare, hanno esortato la Corea del Nord ad imparare da questo paese. "E hanno imparato, in questo non c'è dubbio, solo che hanno imparato una lezione molto diversa" spiega l'esperto. La seconda minaccia al regime è un colpo di stato militare all'interno del paese. Kim Jong-un è giovane e ha tutte le ragioni per credere che i generali sono contro di lui. A questo è legala la pulizia nell'esercito e nella polizia, e dal punto di vista dell'autore, anche il recente omicidio all'aeroporto di Kuala lumpur di Kim Jong-Nam, fratello del leader nordcoreano, che poteva essere parte di un complotto. L'esperto osserva che tali iniziative non sono dirette contro comuni cittadini del paese, non c'è il "regno del terrore", a Kim Jong non è necessario. I prigionieri politici nel paese sono ancora molti, ma durante la sua guida sono diminuiti rispetto al governo del nonno Kim Il-sung. Tuttavia, la minaccia di una rivolta popolare è il terzo motivo di preoccupazione per il leader nordcoreano. La stagnazione dell'economia è un grave problema per il paese, la differenza di reddito pro capite tra Nord e Sud Corea è superiore rispetto a tutti paesi che hanno confini comuni.
Tuttavia, i tentativi della Corea del Nord di seguire l'esempio della Cina e "far entrare" il capitalismo finirà per fornire a Pyongyang un boom economico e un crollo politico, dice l'autore. Quando Kim Jong è riuscito dal 2012 al 2014 ad introdurre cambiamenti graduali nel modello economico del paese, sono migliorate le condizioni per gli agricoltori, cessate le persecuzioni di imprenditori privati. Questo ha portato alla crescita economica e il livello di benessere della popolazione è cresciuto, e non solo a Pyongyang.
La politica di liberalizzazione però non è arrivata. "Kim Jong-Un ritiene che una sorta di combinazione di crescita economica e rigido controllo consentirà di mantenere la sottomissione della popolazione" spiega l'esperto. E' ancora ignoto se la sua politica garantirà stabilità al regime a lungo termine. Tutte queste misure sono cariche di gravi rischi, ma "rischioso" non significa "irrazionale", conclude l'autore.
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