
Forse l'Europa qualche domandina se la dovrebbe porre: la Russia è una vera minaccia per la sicurezza europea? Per combattere il terrorismo internazionale non sarebbe meglio allearsi con Mosca, invece di giocare alla guerra fredda? Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione in merito Mirko Molteni, giornalista esperto di storia e argomenti militari, collaboratore di "Analisi Difesa" e del quotidiano "Libero.

— Mirko, con la minaccia del terrorismo e il Daesh da sconfiggere, perché la NATO fa di Mosca il suo nemico principale?
— Il dialogo fra Stati Uniti e Russia, fra NATO e Russia stenta a riprendere e questi avvenimenti lo dimostrano. Non è un caso che questo aggravamento della tensione accada proprio nel periodo delle elezioni americane. Sembra quasi che l'amministrazione uscente voglia creare una situazione nella quale anche un'ipotetica vittoria di Trump non possa modificare quasi niente. Vogliono lasciare in eredità un contesto difficile.
— Se dovesse vincere la Clinton, la NATO sarebbe ancora più muscolare di adesso? Con la Clinton al potere che pericolo si corre da questo punto di vista?
— Probabilmente stenterebbe a riprendere una collaborazione nella questione siriana. Non a caso pochi giorni fa 50 funzionari del dipartimento di Stato americano hanno firmato una lettera chiedendo alla Casa Bianca addirittura di bombardare le truppe di Assad in Siria, il che significherebbe arrivare a scontrarsi anche con la Russia. Già vediamo questi segnali inquietanti. Poi ovviamente verrebbe portato avanti il completamento dello scudo antimissile, che dopo la base completata in Romania a Deveselu, vedrebbe aggiungersi nel 2018 la base di Redzikowo in Polonia, dove fra pochi giorni si terrà il vertice della NATO a Varsavia.
— Il vertice di Varsavia è alle porte. Che aria tira? Che cosa ci si può attendere da questo vertice secondo te?
— Questo vertice arriva in un momento di aumento dello schieramento NATO in Polonia e nelle 3 Repubbliche Baltiche e al termine delle esercitazioni "Anaconda", che hanno un visto uno schieramento di uomini mai visto dalla fine della guerra fredda. Il vertice si inserisce in una nuova politica polacca di cui il governo di Varsavia cerca l'approvazione da parte dell'Alleanza Atlantica. La Polonia ha in progetto di aumentare del 20% il numero di soldati del suo esercito e aumentare la consistenza di una sua forza paramilitare di 30 mila uomini che vorrebbe schierare al confine di Kaliningrad, la famosa enclave russa sul Baltico.
C'è un continuo clima di diffidenza che è alimentato spesso da alcuni Paesi dell'Europa Orientale, in questo caso la Polonia, che vedono nella Russia il nemico storico. Forse sarebbe il caso di intavolare trattative che prendano a modello le relazioni molto buone che ci sono, per esempio, fra la Russia e la Serbia.
— Nell'Unione Europea ci sono molti altri Paesi oltre alla Polonia, con altri interessi geopolitici e che non vorrebbero un contrasto con la Russia, no?
— Se noi guardiamo i membri occidentali della NATO, come l'Italia, la Francia e la Germania, sono quelli che più vorrebbero continuare i rapporti buoni con la Russia. Questi Paesi non hanno contenziosi storici, hanno grossissimi interessi economici e industriali comuni. I partner occidentali della NATO cercheranno di bilanciare queste tensioni apportando la loro opinione, perché si ricostruiscano ponti con Mosca.
— Le operazioni NATO ai confini con la Russia forse creano solo più tensione che sicurezza sul territorio europeo, non credi?
— Certamente, anche perché c'è da tener conto che queste operazioni hanno un costo molto elevato. Recentemente la stessa Merkel ha dichiarato che dovrà aumentare la percentuale del PIL tedesco dedicato alle forze armate. Nel momento attuale, aumentare le spese militari per Paesi che risentono della crisi economica, non è una cosa piacevole. Le risorse le si preferirebbe destinare per altri scopi.
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