Il Ttip è un accordo misto, riguardando anche materie di competenza dei singoli Stati, il Ceta è "solo" commerciale. E' su questo presupposto che Carlo Calenda, ministro italiano per lo sviluppo economico, fino a poche settimane fa ambasciatore italiano presso istituzioni europee, si è schierato con la Commissione Ue, che vuole l'approvazione dell'accordo Ue-Canada senza il pronunciamento dei parlamenti degli Stati membri.
Il dibattito politico si è infiammato in queste ultime ore, dopo la netta presa di posizione del ministro e la pioggia di proteste arrivate da associazioni ambientaliste e dai comitati per il no Ttip, preoccupati che una tale soluzione possa interessare anche il più complesso accordo con gli Usa in discussione ormai da molti mesi. A protestare sono stati Francia, Germania e Austria, che chiedono alla Commissione Ue di ripensarci.
"Senza l'approvazione del nostro Parlamento — ha detto il vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel lo scorso 13 giugno — niente via libera al Ceta". Sulla stessa linea anche la Francia, che per bocca del segretario al Commercio ha alzato le barricate: "Il Ceta è un accordo di tipo misto — ha tuonato Matthias Fekl — perciò i Parlamenti devono avere l'ultima parola, è un imperativo democratico".
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