Al vertice di Ise Shima a risuonare a più riprese era proprio il bisogno di un "approccio globale" alla crescita economica, al terrorismo e al dramma dell'immigrazione. La soluzione starebbe nell'affrontare uniti le grandi sfide di oggi.
Com'è possibile in tale contesto escludere la Russia, attore fondamentale per la sicurezza internazionale?

— Al G7 in Giappone i leader hanno riconfermato il prolungamento delle sanzioni antirusse a giugno. Come potremmo interpretare questa decisione?
— È una decisione che già si sapeva, perché c'era stata un'anticipazione da parte della Merkel sul fatto che sarebbe stato importante prolungare le sanzioni. Questo poi è stato riportato con una certa durezza anche da Cameron.
— A questo vertice si è parlato molto di crescita, allo stesso tempo si prolungano le sanzioni antirusse e poi in generale Mosca è stata anche esclusa dal formato del G7. Non sembra poco coerente tutto questo discorso, almeno per l'Europa?
— Certamente non è coerente per l'Europa. C'è anche da dire che il formato attuale del G7 non risponde alle esigenze della politica e dell'economia internazionale. È un G7 depotenziato, perché c'è la mancanza di un attore importantissimo che è la Russia. Sembra più che altro un ritrovo di alcuni oligarchi, piuttosto che un forum per trovare soluzioni a beneficio dell'ordine mondiale.
Probabilmente altri formati come il G20 o meglio ancora il vertice Brics sono forum in cui a mio avviso c'è un po'più di effervescenza e dibattito.— Obama è in visita a Hiroshima. Forse non ci saranno le scuse nei confronti dei giapponesi, però è la prima visita di un presidente americano. È un momento storico?
— È un momento storico, gli Stati Uniti finalmente rendono omaggio alle vittime del disastro nucleare che combinarono molti anni fa, per chiudere una guerra già di per sé conclusa e come sappiamo non c'era bisogno di un massacro di quel tipo. Quel massacro aveva solo lo scopo di mostrare all'Unione Sovietica la forza nucleare degli Stati Uniti in quel momento.
È un passaggio storico molto importante quello di Obama, tuttavia c'è da dire che le sue recenti affermazioni riguardo il disarmo nucleare non corrispondono alla pratica statunitense in termini di dispositivi nucleari che hanno disseminato in tutto il mondo.
— Fra tutti non possiamo non citare il caso dell'Italia, dove sono presenti 80 o 90 bombe atomiche statunitensi. A parole Obama è per il disarmo, ma i fatti lo contraddicono, no?
— C'è un grande iato fra quello che dicono gli attuali governanti del mondo, Obama in questo caso, e le prassi che adottano a beneficio della loro supremazia mondiale. Siamo oramai abituati a questo scarto fra la retorica e le azioni che conducono. Bisogna essere coscienti della presenza di ordigni nucleari disseminati in Europa e in particolare nella penisola italiana, che ha una posizione geostrategica molto importante. Dagli Stati Uniti e dalla NATO l'Italia viene considerata come un Paese di una rilevanza importante sul piano militare.
— L'Italia è una piattaforma di slancio per possibili guerre americane, vedi la Libia. Per l'Italia il fatto di avere tutti questi ordigni nucleari sul proprio territorio è pericoloso?
— Per l'Italia è una condizione molto pericolosa, perché il nostro Paese si pone al centro del Mediterraneo e quindi fa da cerniera con il Nord Africa. L'Italia non deve essere strumentalizzata per fini geostrategici e geopolitici di potenze extra continentali.
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