La tensione cresce all'interno della cittadella libica del Daesh. Ad alimentarla gli scontri e le accuse reciproche tra le diverse etnie presenti nella città, controllata dal sedicente Daesh dal giugno del 2015. In particolare sono i rapporti tra i combattenti libici, quelli provenienti dal continente africano e gli arabi, ad essere arrivati ai ferri corti.
Al punto che nei giorni scorsi a Sirte sono stati diffusi dei volantini — come riportato dal sito d'informazione al Wasat — che invitavano i cittadini a partecipare ieri "ad una riunione di riconciliazione tra le fazioni". Un appello lanciato da un leader locale del Daesh, Abu Azzam al Yemeni, finalizzata a "trovare una soluzione a queste divergenze prima che sia troppo tardi".
Il tentativo dei ras locali è quello di ricompattare il contingente dopo la doppia esecuzione di due capi libici del gruppo jihadista, accusati di tradimento, e la fuga di un terzo esponente, poi catturato, che stava per scappare dalle zone controllate dai miliziani, passando attraverso il vicino villaggio di al Nawafiliya.
A conferma di questo momento di incertezza- come riportato sempre da al Wasat — la decisione presa dal direttorio locale di nominare nuovi emiri che saranno deputati al controllo dei villaggi intorno alla roccaforte del Daesh: il tunisino Abu Musa per la zona di al Harawa e il sudanese Abu Ibada al Khartumi nell'area di Ben Jawad. Nuove misure, quindi, in vista dell'avanzata delle truppe di Misurata che hanno superato la località di Abu Ghrein e si trovano a circa 100 chilometri dalla capitale libica del Daesh.
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