L'americana NSA (National Security Agency), che intercettava il cellulare di Berlusconi nei suoi anni di governo, è in grado di controllare i telefoni e il traffico di internet in tutto il mondo.
Il governo russo intende sviluppare nuovi sistemi informatici per difendere i dati personali dei propri cittadini e diminuire la dipendenza da Google ed Apple. Da settembre 2016 in Russia entra in vigore una legge che obbligherà le aziende a usare server situati solo su territorio russo.
Gli Stati Uniti tengono sotto controllo anche i propri alleati, questo è indubbio. Perché in Europa non se ne parla, come può un fatto così grave passare quasi inosservato, all'Europa sta bene così? Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione in merito Marcello Foa, direttore del gruppo del Corriere del Ticino, editorialista de Il Giornale.— Che cosa ne pensa delle misure di sicurezza in materia intraprese dal governo russo? In Europa esiste qualcosa di simile?
— Queste misure di sicurezza sono dovute probabilmente al fatto che i russi si sono resi conto, al seguito delle rivelazioni di Snowden, che i programmi informatici contengono degli artifici per permettere il monitoraggio di quanto viene scritto o fatto nei diversi computer. Questo rappresenta non solo la violazione della privacy ovviamente, può avere delle implicazioni molto importanti, si può venire a sapere molto di quello che fa o vuole un governo.

L'Europa non sta facendo nulla. Il problema è ben noto a diversi livelli, ma non ci sono contromisure in corso. Siccome l'America è un Paese alleato, viene considerato sicuro.
— Sarà pure sicuro, ma è un alleato che ama origliare gli altri. Abbiamo visto il caso delle intercettazioni al cellulare di Angela Merkel, ma è stato intercettato anche Berlusconi più recentemente. Ci sono state poche reazioni in merito, sembra vada bene così. È strano, no?
— Sì, questo è strano. Quello della Merkel è stato un caso clamoroso, poi ce ne sono altri che emergono sistematicamente. Ci sono degli sbotti di rabbia, poi l'America si scusa, alla fine sembra non cambi praticamente nulla però. Evidentemente ci sono delle dinamiche che noi non conosciamo per le quali al di là di qualche protesta formale, non succede nulla di concreto.
— Chi detiene l'informazione, detiene anche il potere. Il problema delle intercettazioni dovrebbe essere all'ordine del giorno, soprattutto oggi quando si parla tanto di sicurezza…
— Ci sono due livelli: c'è l'intercettazione classica da parte dei servizi segreti, è quello che ha lamentato molto la Merkel sostenendo che di solito si spiano i nemici, non i Paesi amici. Poi c'è l'infiltrazione informatica sistematica, che è quella rivelata da Snowden, la quale è molto più inquietante e difficile da combattere.
La Russia stessa non può prendere delle precauzioni fino a quando non avrà creato i propri sistemi informatici. Probabilmente c'è la consapevolezza che o si rifà tutto o non c'è altra soluzione. In Europa probabilmente un singolo Paese non riesce a far nulla. Dovrebbero mettersi d'accordo tutti i Paesi europei, però è un'impresa troppo complicata. È un problema sistemico.
— Per sfuggire alle intercettazioni americane quindi l'unico modo efficiente è cambiare il sistema ed unirsi a livello europeo?
— Io non sono un informatico, qui scendiamo più nell'ambito tecnico, ma esistono delle precauzioni che si possono prendere. Sappiamo per esempio che le mail che mandiamo vengono copiate ed archiviate dai servizi segreti americani ed inglesi. Quando i professionisti criptano le mail per esempio, decriptarle è molto più complicato. Ci sono delle contromisure informatiche che si possono prendere. Nei governi e nelle grandi aziende ci sono misure per proteggere i dati sensibili, questo non avviene però per singole persone ed aziende più piccole.
Il problema è davvero complesso e al momento per gli europei il problema è difficilmente risolvibile su larga scala.
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