Negli ultimi cinque anni il bilancio della difesa degli Stati Uniti è stato ridotto di un quarto, cosa che ha portato, secondo l'autore, a conseguenze fatali. Come prova egli elenca i principali sintomi della sua agonia.
Il primo di questi sintomi, secondo Johnson, sono i tagli al bilancio che stanno costringendo i marines americani a misure estreme, come prendere i pezzi di ricambio per gli F-18 dai velivoli dismessi e inviati ai musei delle forze armate. Solo il 30% degli aerei in linea di principio sono autorizzati a volare.
I bombardieri B-1 si trovano in condizioni operative solo grazie agli esemplari espositivi. I caccia F-16 possono volare solo a turno, in quanto non ci sono abbastanza parti necessarie. Di conseguenza, solo la metà degli squadroni della US Air Force sono pronte per il combattimento.
La formazione dei piloti lascia molto a desiderare: invece delle 25-30 ore al mese i piloti dei marines passano in volo di non più di quattro ore. Tutto questo ha portato al fatto che il numero di incidenti che coinvolgono aerei del Corpo dei Marines è raddoppiato negli ultimi dieci anni.
Come secondo sintomo di agonia l'autore lo rintraccia nel fatto che i due terzi delle brigate dell'esercito degli Stati Uniti non sono pronti per una vera e propria battaglia. Negli ultimi anni una riduzione senza precedenti ha avuto luogo nelle file dell'esercito USA. La quantità di soldati oggi è inferiore a quella precedente la seconda guerra mondiale.
Un altro sintomo è il deficit di mezzi militari anche nella flotta. Delle 375 navi necessarie, la marina militare ne ha a disposizione solo 273.
Infine, l'autore nota che sono ancora attività gli aerei B-52, nonostante siano tecnicamente obsoleti: questi velivoli, infatti, sono stati prodotti più di 50 anni fa.
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