L'Italia è insoddisfatta dal livello di collaborazione dell'Egitto sulla morte di Giulio Regeni e chiede di cominciare a farlo "seriamente". Non ha usato mezzi termini Paolo Gentiloni per definire l'atteggiamento del Cairo in questi mesi di indiscrezioni, false piste, conferme e smentite sui misteriosi ultimi giorni nella capitale egiziana del 28enne ricercatore italiano, scomparso al Cairo lo scorso 25 gennaio e ritrovato senza vita la mattina del 3 febbraio scorso, vittima di evidenti segni di tortura.
"Se qualcuno immaginava che il trascorrere del tempo avrebbe diminuito l'attenzione dell'Italia, per noi il ritorno alla normalità delle relazioni dipende solo da una collaborazione seria e continuiamo ad esercita anche con altre forme una pressione diplomatica perchè si arrivi alla verità, ma sappiamo che non sarà facile".
Così il ministro Gentiloni, che ha esortato le autorità egiziane ad una maggiore collaborazione.
"La procura di Roma — ha aggiunto il capo della Farnesina — ha inviato una nuova rogatoria in Egitto, ci sono nuovi contatti e vedremo se produrranno risultati. Purtroppo la nostra ricerca della verità ha avuto risultati poco soddisfacenti".
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