Con ancora negli occhi le immagini strazianti degli attentati di Bruxelles, i rappresentanti diplomatici dei due paesi dell'Europa centrale si sono incontrati nella località serba di Nis per discutere delle possibili modalità operative finalizzate al pattugliamento congiunto del confine serbo-bulgaro. Dall'incontro è emersa la disponibilità di Sofia a inviare l'esercito nelle zone di frontiera, al fine di supportare le attività di identificazione e controllo dei migranti in transito per l'area balcanica, attività proprie delle forze di polizia locali.
Il ministro Nenchev, secondo quanto riportato dalle fonti locali, ha sottolineato e ribadito quanto l'intento primo e unico della presenza consistente di personale militare bulgaro al confine con i territori di Belgrado, sia da intendere esclusivamente come di supporto alle attività di gestione della crisi e all'eventuale individuazione di persone sospette che avrebbero come obiettivo quello di infiltrarsi in Europa per poi compiere attentati terroristici."È necessario — ha affermato il rappresentante della Difesa di Sofia —, controllare attentamente i confini per evitare che le forze estremiste, come quelle di Daesh, possano entrare in Europa sfruttando e confondendosi con i flussi di migranti che giungono alle nostre porte. Per evitare tali rischi è indispensabile prevenire potenziali ingressi nocivi per la nostra sicurezza".
Il summit delle scorse ore rientra, comunque, nella serie di vertici diplomatici pianificati da Sofia e finalizzati proprio al miglioramento dei controlli di sicurezza alle frontiere nazionali. Nelle scorse ore i responsabili bulgari hanno incontrato rappresentanti governativi di Romania e Macedonia (con questi ultimi è stata già stipulata un'intesa di massima che diverrà operativa nelle prossime ore) per pianificare e coordinare le medesime attività di pattugliamento, così come per i prossimi giorni sono previsti incontro con le cancellerie di Grecia e Turchia.
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