Garantire il diritto di aborto per la popolazione femminile di quei paesi fortemente esposti al rischio di contagio del virus Zika. E' questa la raccomandazione dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani Zeid al Hussein, che ha chiesto anche adeguati programmi di consulenza e formazione sulla sicurezza sessuale e sulla contraccezione.
Il timore dell'ONU è che l'epidemia possa espandersi velocemente e, vista l'attuale impossibilità a conoscere concretamente l'incidenza del virus sulle pazienti in gravidanza, cerca di sensibilizzare i singoli Paesi per creare un argine e contestualmente predisporre un sistema di controllo e prevenzione efficace.
"Le leggi e le politiche che restringono il loro accesso a questi servizi devono essere riviste con urgenza, allineandosi agli obblighi internazionali sui diritti umani per garantire il diritto alla salute per tutti".
Così Cecile Pouilly, portavoce dell'Alto commissario, a proposito dell'interruzione di gravidanza.
"Chiediamo — ha proseguito Pouilly — a questi governi di cambiare tali leggi".
L'appello delle Nazioni Unite riapre il dibattito etico sull'interruzione volontaria di gravidanza, soprattutto in Brasile, dove si è registrato il maggior numero di casi di microcefalia neonatale. Agli antipodi delle posizioni espresse dalle Nazioni Unite troviamo soprattutto i vescovi brasiliani, che hanno bollato la richiesta di facilitare gli aborti come una soluzione triste sottolineando l'incertezza scientifica degli stessi presunti pericoli di cui Zika sarebbe portatore. La Conferenza episcopale brasiliana è pronta a dare battaglia sul delicato tema etico, annunciando l'imminente presentazione di un ricorso al Supremo Tribunal Federal per bloccare l'eventuale decisione del governo di cambiare la legge.
Attualmente in Brasile l'aborto è vietato e punito con il carcere da 1 a 10 anni di reclusione, tranne che per i casi in cui la gravidanza è frutto di violenza o ci sia grave pericolo per la vita della madre.
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