In un'intervista all'edizione serba di Sputnik il vice premier russo Dmitry Rogozin ha detto:
"entro il 2020, in base all'implementazione del programma sugli armamenti, la Russia oterrà l'esercito più moderno in Europa, con armi di qualità superiore rispetto a quelle delle forze armate americane. Il presidente russo ogni giorno e in dettaglio si occupa di questo argomento, parliamo nei minimi particolari del programma.
Vedete che siamo stati in grado di effettuare in un periodo relativamente molto breve il trasferimento dei mezzi dell'Aviazione e delle strutture in Medio Oriente, per la regione siriana. Infatti nessuno se l'aspettava, l'abbiamo fatto ed abbiamo mostrato quanto è cresciuto il potenziale militare della Russia.
Avremo forze missilistiche strategiche completamente nuove, forze di reazione rapida dotate di una nuova aviazione, nuove armi di fanteria, nuovi mezzi militari, molte unità automatizzate.
A tutti sembra che la Russia sia un Paese molto vasto. In realtà ci vivono solo 146 milioni di persone. E' la popolazione di Francia e Germania messe insieme. La domanda è: come può un esercito di un milione di persone mantenere sicuro il territorio più vasto del mondo? Così abbiamo messo l'accento sulla creazione di armamenti robotici, dove il soldato non combatte da solo, ma è l'operatore di un robot che combatte. Stiamo creando oggi armi intelligenti.
Lo stesso "Armata" non è un semplice tank. Questo carro armato può essere telecomandato a discrezione, è un tank-robot. Per questo oggi il nostro esercito è un esercito di ingegneri, di persone altamente qualificate ed istruite. Creeremo un esercito di professionisti ci stiamo muovendo in questa direzione gradualmente. Nel 2020 le forze terrestri e la Marina sarà molto ben equipaggiate. Anche ora combattiamo a distanza contro i terroristi, senza contatto, effettuando raid dal Mar Caspio e dal Mar Mediterraneo, l'Aviazione strategica funziona.
Stiamo svolgendo una missione di difesa e di pulizia dei terroristi perché ci sono migliaia di nostri connazionali, soprattutto originari del Caucaso settentrionale, che lì acquisiscono l'esperienza di combattimento che poi sfrutterebbero qui. Non vogliamo che ritornino. Difendiamo i nostri interessi. Allo stesso tempo, non lo nego, ci troviamo in una reale situazione di combattimento e vediamo come funzionano le nostre nuove armi. Siamo soddisfatti dei risultati."
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