Durante una sosta tecnica ad Ufa, Stefano, professore di francese in pensione, racconta in un'intervista a Sputnik Italia la sua storia.
-Gallipoli — Magadan e ritorno, com'è nata questa idea?
"Sono partito da Gallipoli il 27 aprile con l'obiettivo di raggiungere Magadan e finora ho percorso 17 000 km attraverso Italia, l'Austria, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Bielorussia e poi, dal mese di maggio, la Russia. Sono arrivato a Mosca a metà maggio e poi l'ho percorsa in lungo, anzi in largo, vedendo città che non avevo mai sentito prima: Kazan, Ufa, Chelyabinsk, Omsk, Novosibirsk, Krasnoyarsk, Irkutsk, Ulan Ude, Chita?, Yakutsk."
Here's a picture from Stefano Medvedich, our #VespaHero, shot during his round-the-world trip. http://t.co/liBoGsB8Wm pic.twitter.com/K5gH7B2Z5U
— Vespa (@Vespa_Official) 15 мая 2015
-Perchè hai scelto proprio Magadan?
"Ho visto questa città come un puntino lontano sulla carta geografica e mi sono detto: chissà quante storie interessanti che ci sono qui, che vale la pena di conoscere e vedere coi proprio occhi. Da qui è nata l'idea di partire in vespa verso la Russia."
-Anche la scelta del mezzo di trasporto esce dagli schemi tradizionali, come mai proprio la vespa?
"Io mi considero prima di tutto un viaggiatore. Prima di questo viaggio avevo girato l'Africa in jeep, ora invece ho optato per la vespa perchè ne apprezzo la versatilità, la facilità di guida ed il fatto di essere allo stesso tempo un mezzo di trasporto versatile e affidabile ed anche un simbolo dell'Italia, apprezzato in tutto il mondo e, come ho avuto modo vedere, anche in Russia. Putroppo non è indistruttibile e a causa di alcuni imprevisti mi sono dovuto fermare prima di Magadan, ma un viaggio senza imprevisti non è un viaggio."
-Quali contrattempi hai trovato lungo la strada?
"Ho avuto dei guai meccanici. Si è rotto l'ammortizzatore due volte, poi ho dovuto cambiare il copertone mentre, ma siccome non l'ho trovavo ho acquistato dei copertoni cinesi, per giunta di una misura leggermente superiore a quella necessaria, perchè altri non ce n'erano. La seconda volta che mi si è rotto l'ammortizzatore mi trovavo proprio a qualche decina di kilometri dalla città di Chita ed ero da solo sulla strada. Si è fermata una macchina con una famiglia, che mi ha caricato e trovato un posto dove pernottare. La vespa però non potevano caricarla, perciò mi è toccato lasciarla tutta la notte nella foresta. Confesso che ho avuto paura e non ho quasi chiuso occhio pensando a cosa sarebbe successo se il giorno dopo non l'avessi ritrovata. Invece, all'indomani la vespa era ancora li. Purtroppo, a causa di questi contrattempi non ho potuto proseguire per gli altri 2000 km che mi mancavano per Magadan ed ho dovuto prendere la via del ritorno escludendo dall'itinerario anche la Mongolia. Il mio visto russo scade il 30 luglio ed era meglio non rischiare di trovarsi a metà strada col visto scaduto."
-Com'è la Russia vista dalla sella di una Vespa?
"Dal punto di vista visivo non è il massimo, per la monotonia del paesaggio. Tolta la zona degli Urali, che è un pò più varia, in Siberia per molte ore al giorno capita di guidare nella monotonia più assoluta. Come ho scritto sul mio diario, "una monotonia che uccide" perchè mi è capitato di vedere degli incidenti davvero drammatici. Una volta sono caduto anch'io, dopo Krasnoyarsk: ho avuto un colpo di sonno e mi sono svegliato quando ero a terra, a fianco alla mia vespa. Nella caduta mi si è squarciata la tuta da motociclista e mi sono fatto male al ginocchio. Mi ha soccorso un camionista che mi ha ospitato e mi ha fatto visitare. Sarei dovuto stare tre settimane a riposo: ma il giorno dopo ero di nuovo in sella.

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